Regione, la riforma della casa incassa il primo sì

Via libera in commissione al disegno di legge su politiche abitative e riordino delle Ater. Le opposizioni si astengono
Primo voto favorevole per la riforma regionale delle politiche abitative
Primo voto favorevole per la riforma regionale delle politiche abitative

TRIESTE. È stata approvata ieri in commissione, con l’astensione delle opposizioni, la legge di riforma delle politiche abitative e riordino delle Ater. Nel riconoscimento del «valore primario del diritto all’abitazione», la giunta mette mano al settore, intervenendo su affitti, prima casa e funzionamento delle Ater, senza tralasciare l’introduzione di una regia regionale unica.

In Fvg nasce il superfondo per l’edilizia low cost
Una veduta della città

Tra le principali novità figura la ridefinizione del bonus prima casa, davanti alla stretta del credito e alla caduta della richiesta di mutui per effetto della crisi. La riforma prevede allora che la Regione si faccia garante dei soggetti incapaci di ottenere dalle banche l’accesso al prestito.

Se oggi l’ente già concede garanzie fino a 42.500 euro, esse aumenteranno per facilitare la concessione del mutuo, anche se la definizione di cifre, requisiti e obblighi è rimandata ai regolamenti attuativi, come d’altronde tutti gli altri interventi di una legge che, questa la principale critica delle opposizioni, racchiude in sé principi ispiratori più che norme puntuali.

I contributi prima casa non spariranno comunque del tutto, ma si ridurranno drasticamente, secondo livelli ancora non resi noti. Chi si trova soggetto alle normative precedenti non tema: in questi casi tutto resterà invariato.

“Tesoretto” bis per i mutui prima casa

A cavallo tra acquisto e affitto si porrà il “rent to buy”, la possibilità di entrare in un appartamento a canone calmierato, grazie a un accordo fra Regione e impresa proprietaria degli stabili costruiti o restaurati.

L’inquilino potrà acquistare la casa dopo quattro anni, col vantaggio di vedersi detratta dal prezzo la maggior parte degli affitti versati. La misura si rivolge alla fascia grigia, troppo abbiente per accedere all’edilizia popolare, ma non in grado di acquistare sul libero mercato: lo stesso segmento sociale per cui la Regione ha pensato all’housing sociale per il recupero del patrimonio edilizio esistente.

Un tema, quest’ultimo, che vede la legge intenzionata a incentivare recuperi, autorecuperi e manutenzioni straordinarie, soprattutto nel caso in cui possano rimettere sul mercato alloggi sfitti.

Il ddl prevede inoltre novità nel campo della morosità incolpevole, ovvero nei casi in cui l’affittuario si trovi nell’impossibilità di pagare il dovuto, ad esempio per la perdita del lavoro. La norma estende la fattispecie anche ai titolari di un mutuo e prevede di intervenire senza attendere lo sfratto esecutivo, come stabilito invece dall’analoga misura statale, poco utilizzata proprio perché applicabile solo a casi estremi.

La scelta di intervenire in anticipo punta a scongiurare l’abbandono dell’abitazione e la conseguente richiesta di alloggio popolare, con lunghissime liste d’attesa. Più in generale, il ddl mira a introdurre una regia regionale unica, basata sulla creazione della Commissione per le politiche abitative, dove gli assessorati di Edilizia e Politiche sociali agiranno di concerto fra loro e con Ater, sindaci dei capoluoghi e una rappresentanza delle Uti.

Vi si affiancherà un Osservatorio incaricato di raccogliere dati su fabbisogno abitativo e consistenza del patrimonio immobiliare: informazioni che permetteranno di realizzare un programma triennale, che recepirà le indicazioni provenienti da Unioni territoriali e Comuni. Saranno questi ultimi il canale d’accesso alle misure, grazie alla realizzazione degli “Sportelli risposta casa”, che spiegheranno agli utenti le possibilità in campo, anche in collaborazione con le Ater, per le quali la riforma prevede invece la cancellazione dell’amministratore unico (resterà il solo direttore) e un processo di uniformazione di bandi, procedure e canoni.

Gli Sportelli sono particolarmente cari alla maggioranza, che li considera strumento per integrare il diritto all’abitazione e l’assistenza socio-sanitaria, già attiva a livello comunale, nell’intenzione di intercettare i bisogni dei cittadini attraverso un unico strumento sul territorio, che possa peraltro supplire le Uti fino alla loro creazione.

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