Regione, la comunità cinese “al risparmio” fa crollare le rimesse degli stranieri
TRIESTE. Da un lato l'economia non riparte, dall'altro i sistemi di trasferimento del danaro si fanno meno tracciabili. E così i valori delle rimesse degli immigrati residenti in Fvg calano. Parliamo delle somme che i lavoratori stranieri inviano annualmente a beneficio delle proprie famiglie rimaste nei propri paesi d'origine.
Flussi di danaro consistenti in proporzione al costo della vita dei Paesi di emigrazione e dunque un fattore di sviluppo per quelle nazioni. Nel 2014 gli invii all'estero dal Fvg ammontavano a 79,2 milioni, divenuti 75,9 nel 2015: 3,3 milioni in meno, secondo le stime fatte da Ires Fvg su dati Banca d'Italia.
La diminuzione verificatasi in Fvg (-4,2%) è percentualmente la più alta in Italia dopo quella del Lazio (-6,6%). Sebbene con diverse eccezioni, dal Trentino Alto Adige alla Lombardia, la tendenza al segno "meno" è nazionale (-1,5%), con un passaggio da 5,33 a 5,25 miliardi fra 2014 e 2015. La Banca d'Italia vuole tuttavia capirci di più perché il tonfo è notevole, se si considera che nel 2011 i bonifici verso l'estero avevano toccato i 7,4 miliardi.
La motivazione va individuata tutta nel drastico calo dei trasferimenti verso la Cina, scesi di 2 miliardi in quattro anni. Lo stesso fenomeno si verifica in Fvg, dove nel 2015 i flussi verso il gigante asiatico hanno segnato un -71,7% sul 2014: 5,1 milioni in meno. Secondo Banca d'Italia i cinesi si servirebbero di sistemi di trasferimento non obbligati a fornire dati tracciabili e questo vizierebbe dunque le statistiche. Un fenomeno di rilievo, che va monitorato per i suoi possibili intrecci con fenomeni di riciclaggio internazionale.
Se i cinesi scendono, non mancano andamenti opposti. Nell'Isontino si registra ad esempio il +4,4% di trasferimenti all'estero, dovuto interamente a movimenti verso il Bangladesh: un fenomeno concentrato nel solo comune di Monfalcone, dove gli originari del golfo del Bengala sono attirati dallo stabilimento della Fincantieri.
Con i suoi 11,8 milioni Trieste cresce di un +0,2%, mentre Udine segna un -0,9% con 28,8 milioni. Fa riflettere invece il 14,7% di Pordenone, i cui 21,2 milioni di trasferimento sono 3,7 in meno dell'anno precedente, proprio a causa degli sbalzi cinesi.
Guardando alle provenienze, è la Romania il Paese che raccoglie il maggior numero di rimesse dal Fvg: la comunità rumena è la più numerosa in regione e nel 2015 ha inviato a casa oltre 14 milioni. Secondi sono gli originari del Bangladesh (10,8) e terzi i colombiani (3,8). Seguono senegalesi (3,1), indiani e domenicani (2,9), marocchini, filippini e ucraini (2,5), georgiani (2,1) e cinesi (2).
Particolarmente interessante è anche il rapporto fra numero di stranieri residenti ed entità delle rimesse: il primo posto se lo aggiudicano i 260 georgiani presenti in Fvg, i cui 2,1 milioni di trasferimenti equivalgono a oltre 8mila euro pro capite.
Molto parsimoniosi anche i 750 cittadini della Repubblica domenicana, con bonifici per quasi 4mila euro a testa. Al terzo posto ci sono i 1.111 colombiani: 3,8 milioni di rimesse, per un valore pro capite di poco inferiore ai 3.500 euro. Fanalino di coda, gli albanesi con 170 euro.
Per quanto concerne invece le quattro province, poco meno del 40% delle rimesse partono da quella di Udine. Gorizia colpisce invece per le somme particolarmente elevate rispetto alla quantità di stranieri presenti sul territorio: i residenti non italiani, pari al 12% del totale, hanno spedito all'estero nel 2015 circa 14,2 milioni: il 19% delle rimesse regionali.
Si tratta di 1.133 euro pro capite, contro una media Fvg di 706 euro a cittadino straniero, minorenni inclusi. A Udine la somma scende a 700, mentre a Pordenone ci si attesta a 626 e Trieste registra infine 586 euro a immigrato. In Italia si viaggia su una cifra media di poco superiore ai mille euro.
Sebbene in calo, le rimesse dal Fvg hanno segnato nell'ultimo decennio un forte balzo in avanti: dai 35 milioni del 2005 ai 73 del 2011. Da quel momento l'andamento si è fatto altalenante, con aumenti e discese: l'Ires ritiene si tratti di uno degli effetti della crisi economica che, fra l'altro, ha inciso anche sul rallentamento dei flussi di migranti, poco attirati dalle prospettive occupazionali italiane.
A ciò si somma la difficoltà nel tracciare le rimesse, come nota l'analista Alessandro Russo: «I dati comprendono le transazioni effettuate tramite un istituto di pagamento o altro intermediario autorizzato: si riferiscono insomma ai trasferimenti passati per i canali di intermediazione regolare, mentre non includono i canali informali, spesso anche molto consistenti soprattutto in una regione di confine come la nostra. È pertanto probabile che le rimesse verso i paesi più vicini, come quelli dell'area dei Balcani, siano sottostimate».
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