Regione, il mondo accademico in campo per Giulio
TRIESTE “Giulio Regeni was a scientist like us”, Giulio Regeni era uno studente come noi. «Lo abbiamo scritto nel nostro sito: riassume la posizione del Senato accademico ed è dunque il pensiero comune di docenti, ricercatori e studenti della nostra Scuola», spiega il direttore della Sissa Stefano Ruffo.
Una sintesi completata da un altro pensiero: “We hope his cruel death may serve to focus our attention on the need to respect human rights”, speriamo che la sua morte crudele possa servire per focalizzare la nostra attenzione sul bisogno di rispettare i diritti umani.
Non cita Roberto Dipiazza, il professor Ruffo. Non commenta la decisione del sindaco di togliere lo striscione giallo dal palazzo municipale. Ma, sottolinea, «in quello che abbiamo scritto c'è tutto quello che volevamo esprimere. Continuiamo a considerare Giulio come uno di noi ed è proprio questo sentimento, emerso spontaneamente tra i ragazzi, che intendiamo trasmettere».
Il suo mondo, quello appunto della ricerca, non dimentica il giovane ucciso al Cairo in circostanze ancora da chiarire. E non teme di prendere posizione contro un sindaco e una maggioranza che la pensano in modo diverso, che hanno preferito rimuovere lo striscione che chiede verità nella convinzione che non avesse più alcuna funzione.
Il predecessore di Ruffo, Guido Martinelli, nominato un anno e mezzo fa membro del Scientific Policy Committee del Cern di Ginevra, è molto esplicito: «Trovo incomprensibile la scelta del Comune visto che la morte tragica di quel povero ragazzo rimane un mistero. Non si riesce a capire il motivo per cui gli italiani non dovrebbero tenere ancora aperta la vicenda a caccia della verità, pur se ben comprendiamo le ragioni dei buoni rapporti tra Italia ed Egitto».
Lo striscione sul balcone del municipio, prosegue Martinelli, «poteva servire anche come strumento di pressione nei confronti del Paese straniero e pure come monito a che non si ripeta un fattaccio simile».
La linea è condivisa da tutti gli esponenti della scienza e della formazione. Nessun dubbio nemmeno per il rettore dell'Università di Trieste Maurizio Fermeglia: «Non c'era alcuna motivazione tale da giustificare il ritiro dello striscione, tanto meno quella dell'assuefazione rispetto a un fatto di cui nulla si conosce. Non stiamo infatti consegnando alla storia il caso Regeni, è ancora cronaca».
Il collega di Udine Felice Alberto De Toni fa sapere da parte sua che la scritta su sfondo giallo «è ancora appesa in rettorato fin dall'inizio della campagna e ci resterà per molto tempo. Forse non sarà efficace nei confronti dell'Egitto, ma serve a valorizzare l'esempio, la testimonianza, il sacrificio di Giulio».
A manifestare «assoluta contrarietà» al ritiro dello striscione è anche Sergio Paoletti. Il presidente di Area Science Park si dice inoltre «vicino alla famiglia di un ricercatore che ha studiato a Trieste ed è stato barbaramente ucciso. Occorre senz’altro insistere nella ricerca della verità a ogni livello».
Intervengono anche Nico Pitrelli, condirettore del master in Comunicazione della scienza della Sissa. «La ricerca sa quale fosse la voglia di comprendere di Giulio, non si può che restare stupiti di fronte a tanta miopia ideologia e alla scarsa conoscenza delle passioni che animano i ragazzi. Quello striscione è un simbolo che unisce tra l'altro la comunità sull'urgenza della verità».
E pure Michele Morgante, direttore dell'Istituto di genomica applicata di Udine e accademico dei Lincei: «Il motivo per cui è stato tolto l’appello è incomprensibile. Serve dare invece segnali di solidarietà, ma anche di protesta verso l'Egitto».
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