Regione, il centrosinistra apre all’antimafia cinquestelle
TRIESTE. Il Friuli Venezia Giulia potrebbe presto dotarsi di una legge sull’antimafia. La norma, preparata dal M5S, nelle prossime settimane approderà all’esame della quinta commissione. La maggioranza, seppur con qualche distinguo, dà segnali di apertura e in linea di massima intende appoggiare la proposta dei grillini.
Il provvedimento punta innanzitutto a creare un “osservatorio” locale sulla criminalità organizzata in tutte le sue sfaccettature: dal traffico di stupefacenti alle infiltrazioni nelle società e negli appalti pubblici. Si tratterebbe di un organismo di cinque componenti di nomina regionale ma esterno alla Regione.
«Un po’ come le figure dei garanti, in cui ciascuna forza politica ha un proprio rappresentante di riferimento senza però dover rispondere alle volontà partitiche», puntualizza Cristian Sergo dei Cinquestelle. Un’équipe con il compito di studiare i fenomeni, raccogliere dati su indagini e risultati investigativi per creare un sistema informativo aggiornato da condividere con le altre regioni.
La commissione sarà anche chiamata a verificare l’attuazione delle norme esistenti e a mantenere i rapporti con le rispettive Procure, oltre che con la stessa Commissione nazionale antimafia. L’organismo dovrà presentare annualmente all’aula e alla giunta una relazione dettagliata sulle attività e sui fenomeni di stampo mafioso in Friuli Venezia Giulia. A ciò, stando alle intenzioni, andrebbe affiancato uno sportello web a disposizione dei cittadini che intendono denunciare fatti o situazioni problematiche.
«Nella nostra legislazione non si parla mai di antimafia - rileva Sergo - questo è un modo per accendere i riflettori su un tema di cui non possiamo negare l’esistenza. È chiaro che il Friuli Venezia Giulia non è la Sicilia e nemmeno la Campania, ma i casi da noi non mancano, come ogni tanto emerge da sentenze, processi, giornali e libri».
«L’aspetto principale della nostra legge sarà certamente il nuovo osservatorio, ma anche la volontà di incentivare iniziative di prevenzione, contrasto e sensibilizzazione su estorsione e usura, ad esempio, in imprese e scuole. Pensiamo soltanto alla materia degli appalti». Un’attività che il consigliere intende portare avanti con le realtà associative in prima linea, come Libera. «L’intenzione - commenta ancora Sergo - è estendere il campo all’ecomafia e all’agromafia coinvolgendo onlus e categorie».
Il presidente della commissione Vincenzo Martines (Pd) prenderà in esame la norma: «Sarà calendarizzata a breve» dice senza sbilanciarsi sui contenuti. «Vediamo come si esprime la commissione» si limita a dire. Il capogruppo dem Diego Moretti invece dà chiari segnali di interesse: «Dobbiamo ancora parlarne ma tutto ciò che va nella direzione del contrasto alla criminalità, sensibilizzando e rafforzando gli strumenti esistenti, è condivisibile».
Così il capogruppo di Sel Giulio Lauri: «Non ho studiato a fondo la norma, ma credo che il testo si muova su obiettivi che ci trovano d’accordo, dal momento che è necessario rafforzare le misure di contrasto per rendere il sistema più sicuro a iniziare dagli appalti pubblici. Anche se le competenze sono soprattutto di carattere statale».
Un tasto, questo, su cui preme il capogruppo dei Cittadini Piero Paviotti. «Massima stima per i colleghi Cinquestelle - premette - ma penso che spesso le loro proposte siano più orientate a toccare la sensibilità dei cittadino che a entrare davvero nel merito delle cose. In questo settore la loro legge va al di fuori delle nostre competenze. Certo, siamo tutti contro la mafia, ma dobbiamo domandarci dove può arrivare la nostra capacità legislativa. E su quel terreno non ne abbiamo».
Scettico pure Riccardo Riccardi: «Se discutiamo di rapporti tra antimafia e Procure - riflette il capogruppo di Forza Italia - penso che andiamo oltre alla nostra capacità di manovra. Occupiamoci di far funzionare le strutture che già ci sono prima di crearne altre».
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