Regione Fvg, passa la “mini finanziaria” da 115 milioni

L’aula vara il ddl che finanzia imprese, turismo e sanità. Emendamento Pd posticipa di quattro mesi il via ai supercomuni
L'aula del consiglio regionale
L'aula del consiglio regionale

TRIESTE Una mini-manovra da 115 milioni di euro, destinati a sanità, agricoltura, imprese, artigianato, turismo. È lo scheletro del disegno di legge 116 “Disposizioni in materia di programmazione e contabilità e altre disposizioni finanziarie urgenti” approvato ieri dal consiglio regionale. Un contenitore normativo in cui sono confluite disposizioni di vario genere: oltre agli stanziamenti di fondi, infatti, vi sono finiti lo slittamento di quattro mesi della nascita delle Uti e una misura transitoria sulle Ater, poi stralciata in fase di dibattito.
I fondi Inizialmente il ddl prevedeva stanziamenti di fondi per 80 milioni di euro distribuiti a vari settori dell’economia regionale e alla sanità (vedi tabella).

Nei giorni scorsi, però, dalle pieghe della contabilità regionale sono spuntati altri 35 milioni, che l’assessore al bilancio Francesco Peroni ha definito «frutto di un accertamento progressivo avvenuto dopo la presentazione del ddl». La giunta ha emendato il testo distribuendo anche questi soldi: la parte più consistente (20,5 milioni) sarà destinata al cosiddetto Fondo Volano per le opere pubbliche, altri 7,5 milioni andranno all’assessorato Infrastrutture (4,9 milioni per piccole manutenzioni, 1,6 per scuole materne e 1 milione per centri di aggregazione giovanile), 3 milioni verranno dedicati alla difesa del suolo, 2 milioni a lavoro e prima formazione e altrettanti alle Camere di commercio.

La polemica L’esordio del ddl in aula ha provocato diversi malumori. Per l’opposizione le poste per i 35 milioni aggiuntivi, decise in autonomia dalla giunta, aggiravano il vaglio del consiglio, applicatosi invece in commissione ai restanti 80 milioni. Ha sbottato il capogruppo di Ncd Alessandro Colautti: «Lo stesso giorno in cui la commissione ha concluso i suoi lavori la giunta ha deliberato altri 35 milioni. Ma son spuntati quel giorno lì? Perché abbiamo impedito al consiglio di avere una settimana per analizzare il modo in cui sono stati destinati?». Peroni ha risposto spiegando che in effetti si tratta di una scoperta dell’ultimo minuto, dopodiché i lavori sono stati sospesi per due ore, consentendo così al consiglio tutto di esaminare gli emendamenti.

Le Uti Tra le norme approvate c’è un emendamento di Renzo Liva (Pd) che sposta in avanti di quattro mesi il varo delle Uti: si attende così il pronunciamento del Tar sui ricorsi dei 58 Comuni contrari alle unioni, atteso per febbraio o marzo. In stasi, per ora, anche l’ipotesi del commissariamento per i “ribelli”. Ha commentato l’assessore alle autonomie locali Paolo Panontin: «La rimodulazione dei termini è resa necessaria da un atteggiamento ostruzionistico da parte di alcuni Comuni. Si sta verificando un fatto molto grave che i cittadini devono comprendere: l’ostruzionismo è una guerriglia giocata sul piano giudiziario, volta non a impugnare legittimamente la norma, ma a prolungare lo stato di incertezza». Dura l’opinione del capogruppo Fi Riccardo Riccardi: «Sconcertante. Mi pare chiaro che il tentativo è quello di non attuare quella legge che noi abbiamo contestato con forza: vogliono evitare l’invio dei commissari, un atto troppo pericoloso, sia giuridicamente che politicamente».

Le Ater Nel ddl era inizialmente prevista una norma transitoria destinata ad anticipare la riforma delle Ater, attesa per gennaio: i poteri degli amministratori unici, il cui mandato scade domani, dovevano venire trasferiti temporaneamente ai direttori. Nel corso della labirintica discussione di ieri, però, la maggioranza ha deciso di stralciare l’emendamento, destinato a scatenare un’ulteriore polemica. Il testo approderà ora in commissione: nel frattempo il mandato degli amministratori è stato prolungato di altri 45 giorni. Canta vittoria Bruno Marini, il consigliere forzista che da subito si è opposto all’ipotesi: «Ora la norma passerà il vaglio del consiglio e, comunque vada, sarà frutto di una discussione condivisa da tutti».
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