Regione Fvg, lo scontro sui diritti dei gay avvelena il “pre dibattito”
TRIESTE. Uti, sanità e migranti erano le questioni annunciate per scaldare l’aula. Ma, dopo l’uscita della Regione da Re.a.dy, la Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, pure i diritti divideranno i gruppi in Consiglio, giovedì prossimo, giorno del dibattito sul programma di governo presentato da Massimiliano Fedriga. «Noi, sui diritti, non arretriamo di un centimetro», premette infatti Sergio Bolzonello, capogruppo del Pd. «Non si tratta di arretrare, ma di comprendere che le scelte operative sono diverse», ribatte Mauro Bordin, leader del gruppo più numeroso, quello della Lega. Il clima, come previsto, è già caldo. Perché a centrosinistra nessuno si aspettava un atto così simbolico e immediato a segnare il cambio di giunta. E Bolzonello, che pure è pronto a dare battaglia anche sulle annunciate controriforme in materia di enti locali e servizio sanitario regionale, parte proprio dalla vicenda della Rete: «Tra i primi, preoccupanti atti della giunta, metto in testa l’uscita da Re.a.dy. Noi, su queste tematiche, non molleremo. Come una buona opposizione sa fare, non faremo sconti, ma non avremo preconcetti. Sui diritti, mi pare purtroppo che non si tratti più di preconcetti, ma di certezze».
Secca la replica di Bordin: «Uscire da Re.a.dy non significa cancellare, ma neanche diminuire l’attenzione verso i diritti delle persone. E, per questo, non si capisce perché ogni volta parta il balletto dell’altra parte, con tanto di accuse di oscurantismo e fascismo, quando invece ci troviamo semplicemente davanti ad una giunta che procede su una strada diversa senza penalizzare nessuno». Più in generale, Bolzonello ritorna alle criticità già sollevate la scorsa settimana alla presentazione del programma: «Siamo rimasti perplessi per aver ascoltato una sfilata di titoli all’interno di una quasi totale assenza di contenuti. Dopo la campagna elettorale – prosegue il capogruppo dem – sarebbe stato opportuno che il presidente proponesse un metodo di lavoro su come affrontare i problemi, spiegando magari come intende risolverli. Concretamente, nulla si è invece capito dove la maggioranza voglia andare a parare».
L’auspicio di Bolzonello è appunto che il 7 giugno «si comprenda come i gruppi del centrodestra ritengano di assecondare l’operato della giunta. Attendiamo di vedere se c’è sintonia tra esecutivo e aula». È ancora il capogruppo leghista ad assicurare che i contenuti ci saranno. «Procederemo nel rispetto del programma presentato dal presidente, posizioni che il movimento sostiene da tempo», sostiene Bordin insistendo sugli enti locali: «L’impegno dell’assessore Roberti, che non a caso si è mosso immediatamente, è quello di ricostruire un sistema che sta vivendo gli esiti nefasti del conflitto istituzionale senza precedenti provocato dall’amministrazione precedente. Nessun dubbio che la legge 26 vada rivisitata in maniera sostanziosa. Per farlo, tuttavia, passeremo attraverso un confronto con i diretti interessati. Ed è certo che non caleremo la riforma dall’alto, il metodo di lavoro sarà totalmente diverso».
Bordin entra nel merito delle cose che, viste dalla Lega, non vanno: «Ci sono Comuni sull’orlo del collasso, Unioni che non hanno mai funzionato, sindaci costretti a fare le carte d’identità per la carenza di personale negli enti. Una questione che riguarda anche la sanità. Prima di definire il nuovo modello delle aziende, dovremo preoccuparci di aumentare gli addetti in corsia». Al centro del dibattito, giovedì, anche altri passaggi chiave del mandato: accoglienza dei migranti, rapporti finanziari con Roma, Ferriera ed emergenze ambientali. Ma andrà pure chiarito in che modo procedere alla conferma del contributo di solidarietà imposto agli ex consiglieri beneficiati da vitalizi che continuano a pesare quasi sette milioni di euro all’anno.
Sconti, di sicuro, non arriveranno dagli alleati di governo della Lega di Max, in questo caso non regionale ma nazionale, dei Cinquestelle, che nel programma di Fedriga vedono «pochi contenuti e tante dimenticanze». «Il presidente si è soffermato più sul metodo che nel merito delle questioni», scrivono i consiglieri regionali M5s, che annunciano «un atteggiamento propositivo e costruttivo» con una costante vigilanza «sull’operato di questa giunta».
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