Regione Fvg, la svolta dei mutui casa per aiutare precari e gay

Cambia il regolamento d’accesso ai fondi per l’acquisto della prima abitazione L’assessore Santoro: «Eliminiamo le discriminazioni e sosteniamo i più deboli»

TRIESTE. Il signor Mario ha 45 anni, due figli, una moglie e un appartamento da pagare. Da un paio di mesi ha perso il lavoro. Marco, invece, ha da poco finito l’università e vorrebbe andare a vivere con la fidanzata, purtroppo entrambi possono contare solo su contratti precari. Per le banche non basta. Luigi, altro nome di fantasia, ha divorziato e sulle sue spalle pesa un po’ tutto: l’ex famiglia, il mutuo e l’affitto per la sua abitazione. Poi ci sono Andrea e Giovanni, omosessuali, che vogliono andare a vivere insieme ma non hanno abbastanza soldi.

La svolta del sistema casa parte da qui, da una società che cambia, con nuove esigenze ed emergenze che la crisi ha portato a galla. L’assessore Mariagrazia Santoro, fresca di incarico nella giunta Serracchiani, intende dare risposte. Due i filoni dell’intervento: un osservatorio su cui tarare le politiche abitative e una completa revisione dell’attuale regolamento regionale sul sostegno ai mutui “prima casa” a partire da chi non riesce più a far fronte alle rate mensili. E poi, appunto, i giovani precari. Infine, dopo il caso della coppia gay di Pordenone che si era vista negare i finanziamenti regionali, l’estensione del diritto all'accesso ai fondi “senza più discriminazioni”, assicura l’assessore. Al momento, comunque, la Regione ha la copertura finanziaria per tutte le 2mila e 500 domande pervenute e non servono risorse aggiuntive nella manovra di assestamento di Bilancio.

Il regolamento Si tratta di una completa trasformazione del sistema dei contributi regionali per i mutui “prima casa”. L’assessore ha iniziato a lavorare al futuro regolamento che mira a scardinare soprattutto uno dei criteri base, inserito nella scorsa legislatura: per beneficiare dell’aiuto pubblico è necessario aver acceso un mutuo bancario che, secondo la norma, deve superare “la metà della spesa complessiva dell’acquisto o della ristrutturazione”. Questo significa, fa notare Santoro, «che si dà sostegno a chi già si trova in una condizione, diciamo, “di benessere” dal momento che il mutuo viene concesso a chi può contare su un reddito garantito, cioè a chi ha una stabilità lavorativa. Ora apriremo un ragionamento sulle modalità di assegnazione dei fondi decennali di 1.780 euro all’anno e di 7.750 euro “una tantum” a pratica, riconosciuti per chi ha determinate caratteristiche di bisogno», spiega.

Le nuove emergenze «Non abbiamo ancora preso una decisione – precisa l’assessore – per il momento vogliamo capire a fondo quali sono le necessità». Tra queste una su tutti: le persone che hanno perso il lavoro e non ce la fanno a pagare la rata del mutuo contratto in un momento di sicurezza economica. Sarà l’asse principale del futuro regolamento che, annuncia Santoro, dovrà andare incontro anche a chi vive con contratti a termine, come le giovani coppie che vorrebbero comprare casa ma che, proprio a causa della precarietà occupazionale, si vedono negare il mutuo dalle banche. E all’altra emergenza sociale, sempre più estesa: quella dei padri divorziati che devono trovare una soluzione abitativa per sé, ma sono alle prese con il mantenimento della famiglia e con la rata del mutuo del nucleo di origine. «Davanti a tutto questo è evidente che ci sono altre situazioni che non si possono ignorare e che richiedono politiche specifiche – riflette ancora l’esponente della giunta Serracchiani – perché, paradossalmente, i giovani che adesso possono beneficiare del mutuo, cioè coloro ai quali la Regione finora dava i finanziamenti, considerando le altre situazioni, sono proprio i “ricchi” che stiamo aiutando. Oggi è così».

L’estensione dei diritti Pronta per il passaggio in giunta la modifica del regolamento regionale anche sull’estensione del sostegno per gli investimenti immobiliari delle coppie non sposate o “more uxorio”. «Per noi è importante che ci sia il principio di uguaglianza», commenta Santoro. Il caso era sorto in seguito a una battaglia legale innescata dall’Arcigay Friuli che si era opposta al rifiuto, da parte della Regione, di assegnare un contributo pubblico a una coppia omosessuale di 35 anni residente a Pordenone.

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