Regione Fvg, il Covid toglie 1 miliardo in due anni: rischio tagli dalle opere alla cultura

La giunta Fedriga ufficializza la stima degli ammanchi dovuti alla crisi economica da pandemia. Possibili riflessi negativi anche su sanità e contributi alle imprese

TRIESTE La Regione si aggrappa al pil. Dipenderà dall’andamento del prodotto interno lordo in Friuli Venezia Giulia l’entità del buco di bilancio dovuto a entrate e trasferimenti mancati. Ieri la giunta Fedriga ha ufficializzato la stima di possibili ammanchi per quasi un miliardo nei prossimi due anni, ma saranno i mesi che verranno a dire se l’entità del rosso sarà inferiore o maggiore alle attese. E nel frattempo continua la trattativa fra Regioni e governo sulla copertura che Roma garantirà della voragine provocata dal coronavirus e che rischia di avere un pesante impatto su tutte le attività, dalla sanità (che da sola attende ancora cento milioni per le spese Covid) alla realizzazione di infrastrutture, passando per i contributi alla cultura e il sostegno a imprese e occupazione.

Nella giornata che segna l’approvazione in Prima commissione della legge di assestamento di bilancio, l’assessore Barbara Zilli presenta i calcoli chiesti dalle opposizioni. La responsabile delle Finanze proietta sul Fvg il crollo del pil del –11,2% previsto nei giorni scorsi dalla Commissione europea per l’Italia e ci aggiunge il rimbalzo del +6,1% stimato per il 2021, incapace comunque di riportare la situazione alla fase pre Covid. Tenendo per buone le due ipotesi, la Regione registrerebbe mancate entrate per 609 milioni nel 2020 e 294 nel 2021. Il presidente Massimiliano Fedriga aveva parlato di una forbice fra 550 e 700 milioni.

Zilli sottolinea il «crollo delle entrate allarmante che, rispetto al 2019, nel mese di aprile è pari a 53 milioni e a maggio sfiora gli 80: mentre la spesa sanitaria continua ad aumentare per le esigenze legate al Covid e non è ancora definita la trattativa con Roma, perché qualcuno vuole cancellare le autonomie. Vuol dire che dobbiamo tagliare servizi e per questo sarebbe da stolti spendere ora l’avanzo da 98 milioni». Al momento il governo si è impegnato a stanziare per il Fvg una cifra vicina ai 450 milioni per il 2020: meno di quanto chiede la giunta, anche se il pur difficoltoso riavvio dell’economia potrebbe far rivedere al ribasso le previsioni sull’ammanco di fine anno.

L’altro auspicio è che la Protezione civile autorizzi il rimborso di tutti i 192 milioni spesi in sanità per l’epidemia. Il vicepresidente Riccardo Riccardi evidenzia che, tra acquisto di dispositivi di protezione e svolgimento dei tamponi, «quest’anno si spenderanno 60 milioni, più altri 132 per il resto: 30 milioni sono coperti dal Cura Italia e 62,8 dal prossimo dl Rilancio. Per arrivare a 192 bisogna capire quanto verrà riconosciuto dalle gestioni commissariali: dopo i due decreti mancano cento milioni». La sanità porta con sé anche una buona notizia: un inedito avanzo di 14,7 milioni che il Servizio sanitario regionale ha registrato nel 2019, «frutto – spiega Riccardi – dei risultati positivi di esercizio di tutte le Aziende sanitarie con l’eccezione di Pordenone: gli avanzi saranno reinvestiti nel servizio sanitario».

Dall’opposizione continuano intanto ad arrivare critiche. Il dem Roberto Cosolini chiede che «i 98 milioni di avanzo di bilancio siano usati a sostegno delle imprese. È assurdo: un Fedriga senza strategia paventa tagli a servizi fondamentali, ma non usa i soldi che ha per sostenere la capacità dell’economia di creare gettito». E se Furio Honsell (Open) parla di «vaghezza strategica di un presidente che sembra un pugile suonato», Cristian Sergo (M5s) sottolinea che «il pil della regione dovrebbe calare meno di quello nazionale e bisogna ragionare su come fare investimenti a debito, ma alla giunta mancano idee». —


 

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