Regione Fvg, fino a 1.500 euro agli operatori sanitari: ma gli scaglioni dividono
TRIESTE Medici, infermieri, rappresentanti delle professioni sanitarie e operatori sociosanitari alle prese con il coronavirus riceveranno fino a 1.500 euro lordi una tantum per il loro impegno in corsia durante l’emergenza. «Rischiando la pelle», ricorda il sindacato. La cifra, proposta dalla Regione ieri al tavolo in videoconferenza con l’assessore Riccardo Riccardi e il direttore centrale Gianna Zamaro, è condivisa dalle categorie al via della trattativa sulle Rar, le “risorse aggiuntive regionali”, la premialità 2020 legata al miglioramento dell’efficienza che quest’anno deve necessariamente tenere conto anche della pandemia e delle sue conseguenze.
Era solo la prima puntata, l’intesa pare possibile e le parti si rivedranno la prossima settimana per definire le modalità di erogazione delle risorse, che dal fronte Regione ammontano a 16 milioni di euro, con altri 9 milioni messi a disposizione dai provvedimenti del governo. Sulla partita Covid-19 l’accordo è già raggiunto sull’importo massimo, ma va invece ancora costruito sul riparto di un “tesoretto” di 4,5 milioni, che dovrebbe soddisfare una platea di 3.500 lavoratori del Servizio sanitario regionale. Se infatti la Regione ha proposto un piano a due fasce (1.500 euro per chi è stato esposto al rischio contagio per più di 20 giorni e 750 euro per chi lo ha fatto tra 10 e 19 giorni), Cgil, Cisl e Uil, con i segretari della funzione pubblica Orietta Olivo, Massimo Bevilacqua e Luciano Bressan, hanno portato sul tavolo una simulazione a cinque fasce, con importi a salire da 500 a 1.500 euro ogni cinque giorni di lavoro, fino a un massimo di 25, a contatto diretto con pazienti Covid-19.
«Noi abbiamo fatto la nostra proposta, il sindacato ha risposto con la sua», commenta l’assessore: «Siamo aperti al confronto e cercheremo di trovare il modo migliore per ricompensare chi ha lavorato in condizioni molto difficili in questi mesi. La disponibilità, dunque, c’è tutta. Fermo restando che la mia idea è che il premio vada riconosciuto solo a chi è stato sottoposto a un reale rischio di contagio».
Nel più generale contesto delle Rar, la Regione ha presentato un documento in cui vengono individuate le aree alle quali destinare i complessivi 16.048.531 euro, dei quali 8. 364. 540 vincolati a progetti di complessità assistenziale e continuità dei servizi, 7.358.000 per la contrattazione decentrata e 325.354 per il personale a disposizione dei corsi di laurea. Soldi cui andranno aggiunte le risorse assegnate dal governo attraverso il Dl 18/2020, da 5.154.000 euro, e il Dl 34/ 2020, da 3.800.000 euro. Le sigle confederali, si legge in un comunicato di fine incontro, «hanno avanzato diverse importanti richieste di modifica di alcuni punti dell’accordo e hanno richiesto un ulteriore sforzo da parte della Regione per incrementare i fondi a disposizione per il personale coinvolto nell’emergenza». Non manca, nella vicenda, la divisione tra il sindacato. Fials/Confsal fa sapere che Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto tavoli separati rispetto agli autonomi.
«Stiamo dando fastidio? Fa paura il confronto con altre linee di pensiero?» , domanda il segretario Fabio Potoschnig, informando appunto di una riunione a parte con Riccardi e contestando con più durezza la linea regionale: «A nostro avviso le Rar 2020 ancora spendibili sono insufficienti per premiare tutti gli operatori che direttamente o indirettamente sono stati interessati dall’emergenza. Da questi incentivi la Regione intende tra l’altro escludere gli operatori che hanno lavorato meno di 10 giorni nel periodo marzo-aprile. Riteniamo invece che vada comunque riconosciuto loro un incentivo per i disagi vissuti. Servono dunque più soldi, ma la Regione, grazie al dettato del Dl 34, ha la possibilità di aggiungere ulteriori cinque milioni». Da parte di Fsi-Usae emerge anche il nodo del riparto tra aziende: «I numeri derivano da una diversa applicazione dei criteri proposti».—
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