Regione, due milioni cash a dieci ex consiglieri
TRIESTE. Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Risposta scontata, almeno per la Casta regionale. Che, per non correre il rischio di perdere i (tanti) soldi accantonati gli anni scorsi per assicurarsi una pensione dorata (con tanto di reversibilità a mogli e figli), batte cassa subito. E costringe la Regione, obbligata com’è a partorire Finanziarie di tagli e sacrifici, a raschiare il barile attingendo dai risparmi accumulati.
È l’ultimo colpo di coda del vitalizio, uno dei privilegi più discussi dei consiglieri di piazza Oberdan, abolito definitivamente solo qualche mese fa. Ora presenta il conto. Salatissimo. Sono ben dieci gli ex che domandando la restituzione della quota versata nel corso del mandato sugli oltre 10 mila euro lordi di stipendio mensile: Stefano Alunni Barbarossa dei Cittadini, Roberto Asquini (Misto), i due ex presidenti del Consiglio leghisti Edouard Ballaman e Maurizio Franz assieme a Federico Razzini, pure lui del Carroccio, i pideillini Luigi Cacitti, Roberto Marin e Paolo Santin. E, ancora, Alessandro Corazza dell’Italia dei valori e Igor Kocijancic di Rifondazione. Sono colpi di cento, duecento o trecento mila euro, per un totale di quasi due milioni. Un milione e 938 mila per l’esattezza, maturati a seconda del numero di legislature alle spalle grazie alla trattenuta del 19% sull’indennità percepita ogni mese.
In realtà i dieci esercitano un diritto previsto dalla legge che la Casta si è fatta su misura. Ma perché domandare indietro le somme versate e rinunciare così a una comoda pensione che avrebbe potuto garantire 2 mila, 4 mila o 6 mila euro (a seconda degli anni trascorsi a Palazzo) dai 60 anni in poi? Per i contribuenti, che liquidando quei due milioni di euro ora non dovranno più mantenere almeno quel gruppetto per sempre, rappresenta un risparmio a lungo termine.
Ma il vantaggio ci sarebbe anche per i beneficiari. Nella lista c’è, ad esempio, Asquini: lui, eletto tre volte in Consiglio, noto per le sue battaglie sulla benzina agevolata, ora fa il pieno di quattrini e si porta a casa 355 mila euro, così come Franz. Non era un caso la presenza di Asquini a Palazzo durante l’ultima seduta dell’aula dell’altra settimana. O Ballaman, l’ex presidente diventato famoso per l’utilizzo disinvolto delle auto blu: ha fatto una sola volta il consigliere e quindi deve accontentarsi di 123 mila euro e spiccioli. Cosa accomuna i due? Anzi, qual è il rischio che condividono? Semplice: sono entrambi ex parlamentari, oltre che consiglieri, quindi a loro spetta pure il vitalizio per lo scranno a Montecitorio. Vuoi che lo Stato, piegato dalla crisi e dalla disoccupazione, prima o poi non intervenga sui vecchi privilegi e voti una legge sul divieto di accumulo delle “pensioni”? Meglio allora provvedere prima e mettere in cassaforte il gruzzolo.
Per gli altri come Barbarossa, Cacitti, Marin e Razzini (tutti con 123 mila euro) o Santin e Kocijancic (oltre 245 mila), stando a quanto si racconta nei piani alti di piazza Oberdan, al di là dei motivi strettamente personali che possono portare alla scelta, ci sarebbe il timore di leggi retroattive o di un’ulteriore instabilità dell’economia tale da mettere in discussione le riserve per i prossimi anni necessarie a pagare i vitalizi. Congetture di Palazzo? Forse. C’è poi Corazza, ex Idv, che ci tiene a chiarire: «A me arrivano questi soldi perché a suo tempo avevo rinunciato al vitalizio per coerenza a quella che è stata la mia proposta di legge che mirava a cancellarlo, oltre a essere la posizione sempre sostenuta dall’Idv». Ieri l’Ufficio di presidenza ha approvato una delibera con cui autorizza la restituzione dei contributi, però si è accorto che la somma richiesta dagli ex era una montagna di soldi: il Consiglio ne aveva disponibili solo 850 mila, tale da rendere necessario «un riequilibrio» tra i capitoli del bilancio per trovare il resto. L’operazione di restituzione, informa una nota istituzionale, «è a costo zero», nel senso che erano cifre già versate. Brindano gli ex e brindano i contribuenti che, in tema di paghe e pensioni, condividono indubbiamente le stesse inquietudini dei consiglieri regionali: meglio un uovo oggi o una gallina domani? È la Casta, bellezza.
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