Regione: dalla sconfitta alle vendette Tondo riceve il conto

L’ex presidente ironizza sulla cena snobbata: «Si sono persi il cotechino» Ma i grandi assenti tirano dritto: «Vuole andare a Bruxelles? Si dia una mossa»
Di Marco Ballico
Lasorte Trieste 23/04/08 - Teatro Verdi - Serata per Vescovo Eugenio Ravignani - Renzo Tondo
Lasorte Trieste 23/04/08 - Teatro Verdi - Serata per Vescovo Eugenio Ravignani - Renzo Tondo

TRIESTE. Niente di particolarmente nuovo, in politica, nel vedere la fuga dal carro dell’ex vincitore, ma Renzo Tondo non c’è rimasto benissimo l’altra sera a Tolmezzo, le sedie vuote, i vecchi amici che lo snobbano, il rompete le righe adesso che non ci sono più spazi di potere da occupare. «Si sono persi un cotechino col purè di prim’ordine», ironizza l’ex presidente. Ma la delusione, più umana che politica stavolta, c’è eccome.

Le assenze alla cena in Carnia in cui Tondo aveva voluto riunire sei mesi dopo le elezioni i consiglieri della scorsa legislatura hanno motivazioni diverse. Più o meno giustificate. Gaetano Valenti si trovava a Milano, ma l’altro goriziano Roberto Marin? E l’udinese Roberto Novelli? Fatta eccezione per Angela Brandi, i triestini avranno forse ritenuto un po’ scomodo guidare per 200 chilometri, andata e ritorno, di lunedì sera solo per un cotechino, per quanto buono fosse. Così come qualche pordenonese: a tavola c’erano solo Antonio Pedicini e Luca Ciriani. Luigi Cacitti, che invece a Tolmezzo sta di casa, non ha gradito il rinvio a giudizio per danno erariale nell’inchiesta sui rimborsi “allegri” in aula e non lo avrà entusiasmato l’idea di rivedere qualche collega che se l’è cavata. Anche Paolo Santin viene dato per «arrabbiato con il mondo».

Tossine difficili da smaltire, ma gli altri? E, soprattutto, i big? Le assenze politicamente più pesanti sono quelle di Massimo Blasoni, Riccardo Riccardi, Sandra Savino, i tre pidiellini folgorati dal possibile ritorno di Forza Italia e chiaramente non disposti a dividere il piatto con chi, dal loro punto di vista, è stato sconfitto per sempre. «Blasoni lo puoi capire: considera la discesa a Roma in tutta fretta di Tondo, al momento della composizione delle liste, la causa della sua esclusione dal Parlamento. Ma Riccardi e Savino, dal presidente, hanno avuto tutto, tutto. Di cosa si lamenta in particolare Savino, di essere deputata?» commenta un consigliere regionale. La parlamentare triestina, a dire il vero, non ha rotto con Tondo. E lunedì era impegnata a Roma.

Ma resta comunque un presidente, oggi diventato ex, dimenticato dall’esercito. E in qualche modo “punito” per alcune scelte risultate poi sbagliate e considerate determinanti per la sconfitta. A Tondo si imputano errori strategici non da poco. Tanto più al termine di una competizione elettorale persa per meno di 2mila voti di scarto. Non ha convinto per esempio la sottovalutazione di “Un’Altra Regione”, il movimento bandelliano che già era stato un fattore nel tonfo delle comunali di Trieste. E di certo non è piaciuto l’elenco di nomi, quello dell’ex segretaria personale Michela Gasparutti in testa, inserito in provincia di Udine nella civica del presidente, “Autonomia responsabile”. Quello che non è piaciuto, di Tondo, è stata anche la protezione dei “suoi”. Prima e dopo, visto il ripescaggio nella segreteria del Misto, oltre che di Gasparutti, pure dell’amico portavoce Giorgio Carbonara. E ancora quel continuo parlare dell’abbattimento del debito, tema considerato poco popolare in tempi di crisi, quel minimizzare la notorietà televisiva di Serracchiani, il fatto che fosse romana, e che fosse pure donna. Peccati di presunzione.

Ma gli errori, si racconta in casa Pdl, continuano ancora oggi. «Tondo dovrebbe decidere che cosa fare da grande», dice a chiare lettere un altro consigliere. Una sintesi che trasmette le tante perplessità davanti a un ex presidente rifugiato nel gruppo Misto, né zuppa né pan bagnato, una posizione non da leader, non di chi aspira a essere il candidato del centrodestra alle elezioni europee. Per andare a Bruxelles, osservano i pidiellini, «si dovrà pure dare una mossa». Errori del passato e titubanze del presente che si aggiungono al classico atteggiamento di chi scende dal carro perché non c’è più da celebrare nessun vincitore. Qualcuno la sta facendo pagare a Tondo ora che le stellette del generale sono cadute dalla giacca.

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