Regione, comparto unico: scontro sindacati-giunta
TRIESTE. I sindacati del pubblico impiego hanno proclamato ieri lo stato d'agitazione, davanti all'inasprirsi della vertenza sul contratto del comparto unico. Un nodo che riguarda 14mila dipendenti di Regione ed enti locali, il cui trattamento economico è fermo al 2009.
La situazione non pare vicina a sbloccarsi, nonostante l'anno scorso la Corte costituzionale abbia dichiarato l'illegittimità dello stop alla contrattazione collettiva in tutta Italia: Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal hanno così deciso di avviare unitariamente lo stato di agitazione e aspettano ora a stretto giro la convocazione della Regione.
Se così non sarà, i sindacati chiederanno al prefetto di avviare il tentativo obbligatorio di conciliazione, fallito il quale partiranno le ipotesi di sciopero. Le rappresentanze non digeriscono le dilazioni della Regione, che non ha risposto alle proposte sul rinnovo avanzate a fine 2015 e che, avendo competenza primaria in materia di personale, potrebbe avviare le trattative senza aspettare il governo.
I sindacati denunciano che «il comparto unico ha perso in pochi anni 2mila posti e mancano inoltre strumenti di incentivazione del personale che sopperisce costantemente ai tagli».
Non si tratterebbe peraltro di un problema di risorse ma di volontà: Mafalda Ferletti (Cgil) spiega che «il turn over bloccato ha fatto risparmiare agli enti locali 75 milioni all'anno: i soldi per il rinnovo insomma non mancano, posto che l'ultimo contratto è costato 19 milioni», anche se i sindacati non quantificano le richieste di aumento.
Ma è tutta la linea della giunta Serracchiani a riuscire sgradita, riforme incluse, che «non si possono fare prescindendo da chi lavora», come nel caso delle Uti o delle modifiche sul Comparto unico, giudicate un intervento sulla sola dirigenza, «con accenni punitivi nei confronti dei 14mila dipendenti».
Fra gli altri problemi sul tavolo, figura quello della mobilità del personale. La cessazione delle Province e la nascita delle Uti fa temere ingenti spostamenti di lavoratori da una sede all'altra e le sigle chiedono criteri oggettivi, affinché si evitino trattamenti d'eccezione e favoritismi.
Ferletti è durissima: «Le Unioni entreranno in vigore a giorni, ma manca l'accordo che tuteli i lavoratori sulla mobilità: il centrosinistra sposta le persone come fossero scrivanie e poi si lamenta che la gente non vada più a votare». Per Maurizio Burlo (Uil), «la giunta dovrebbe dimostrare rispetto per chi lavora, smettendola con le dilazioni», mentre secondo Massimo Bevilacqua (Cisl) «i sindaci hanno sempre meno dipendenti: il personale delle Province in dismissione dovrebbe andare a Comuni e Uti, non alla Regione».
Fabio Goruppi (Ugl) chiede che «si alzino gli stipendi», mentre Manuela Devescovi (Cisal) evidenzia che «il blocco dei contratti è stato giudicato illegittimo dalla Consulta: la Regione si dia una mossa».
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