Regione, assegno antipovertà: “fame” da 72 milioni
TRIESTE Sono quasi 20mila le famiglie del Friuli Venezia Giulia potenzialmente interessate alla misura di sostegno al reddito regionale. Se tutte facessero domanda, ciò comporterebbe una spesa di 71,6 milioni di euro per le casse della Regione. Una cifra rilevante, molto superiore a quella attualmente sostenuta dall’ente, pari a 40 milioni.
È quanto emerge dall’indagine condotta da Ires Fvg su quasi 10mila pratiche Isee elaborate dai Caaf della Cgil. Per la precisione, si tratta di 9mila 777 Dichiarazioni sostitutive uniche, per un totale di 23mila 758 componenti dei nuclei famigliari.
L’istituto di ricerca precisa che il campione non è stato scelto con criteri statistici: «Occorre dunque una certa cautela nell’interpretazione dei dati, tanto più che mancano parametri di riferimento in assenza di analoghi studi sulle dichiarazioni Isee in regione». Ciononostante il campione esaminato copre una fetta rilevante di potenziali utenti, circa il 10% delle famiglie che hanno presentato una pratica Isee nel corso dell’anno passato.
Sulla base di queste premesse, prosegue l’Ires, la spesa supererebbe in buona misura le stime della Regione: «Applicando gli importi annuali previsti dal Regolamento per scaglione di Isee e composizione del nucleo, il costo massimo potenziale della misura supererebbe i 70 milioni nell’arco di un anno, con una media di circa 3mila 700 euro a famiglia». Delle domande analizzate, infatti, una su cinque non supera la soglia Isee dei 6mila euro, e avrebbe quindi accesso alla misura di sostegno al reddito.
Quali sono le fasce che i dati identificano come più deboli? Scrive l’istituto: «In base all’Isee, risultano più deboli economicamente i nuclei composti da una sola persona (spesso pensionata) e quelli con 5 o più componenti, che però sono molto meno frequenti».
E ancora: «Le famiglie senza figli presentano inoltre un Isee mediamente più basso (14% in meno di quelle con figli)». Altro punto debole sono le famiglie monogenitoriali, il più delle volte donne con prole. Un’altra fascia di famiglie in difficoltà sono quelle straniere, «tendenzialmente più povere»: «Sono composte da un numero maggiore di persone e hanno un Isee pari al 50% della media».
Quali, tra questi, otterrebbero in quota maggiore il sostegno al reddito? Scrive l’Ires: «I beneficiari risulterebbero in prevalenza nuclei unipersonali, famiglie straniere e monogenitoriali». I primi due gruppi sono confermati anche dai dati pubblicati dalla Regione, riguardanti il periodo dal 22 ottobre 2015 al 23 marzo 2016: circa 10mila domande delle quali il 32% corrisponde a nuclei unipersonali, il 44% è stato presentato da persone nate all’estero, il 42% da persone senza figli.
Inoltre il 36% delle domande proviene da individui inseriti nella fascia sotto ai mille euro. «Anche dall’analisi dei dati provenienti dai Caaf Cgil - dice Ires - risulta che quasi un terzo dei nuclei con meno di 6mila euro di Isee si colloca in tale fascia». Meno numerose, invece, le domande presentate da famiglie con tanti componenti, secondo i dati pubblicati dalla Regione solo il 14% risponde a nuclei con tre o più figli.
Un altro aspetto rilevante è quello del lavoro: «Una parte consistente dei componenti dei nuclei che hanno fatto richiesta del sostegno al reddito - scrive l’istituto di ricerca - non risulta attivabile ai fini della ricerca di un’occupazione». In totale disoccupati, casalinghe e studenti arrivano al 44%.
«L’attivazione è infatti uno dei punti qualificanti del provvedimento - prosegue il comunicato Ires -, ma molti beneficiari della misura risultano già occupati (il 37% dei dichiaranti, stando sempre alle domande presentate nei primi cinque mesi)».
Va comunque rilevato che l’esistenza di un ampio bacino di beneficiari non comporta automaticamente che tutti facciano domanda. L’Ires considera poi che l’Isee non è il solo criterio di valutazione previsto dal regolamento per la concessione del sostegno al reddito.
Si richiede ad esempio che le famiglie interessate non abbiano componenti beneficiari di altri trattamenti economici, di varia natura, superiori ai 600 euro (o 900 in caso di presenza di una persona non autosufficiente). Vincoli che potrebbero limitare ulteriormente l’accesso, rispetto alle domande prese in considerazione dall’indagine.
Nel complesso, spiega Ires, i nuclei con Isee uguale o inferiore a 6mila euro dovrebbero assestarsi a quota 19mila 300. Un numero che non sorprende, se lo si paragona a quello delle domande effettivamente presentate: «Tale valore sarebbe di poco inferiore a 160 domande ogni 10mila abitanti residenti in Fvg, un rapporto già raggiunto in cinque mesi nell’ambito socio-assistenziale di Udine (157) e ampiamente superato in quello di Trieste (171)».
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