Regionali Fvg, la base leghista si ribella a Tondo:«Vogliamo Fedriga»

Delusione, rabbia e critiche dopo la decisione sul nome per la presidenza. Max in silenzio, domani Salvini a Udine

TRIESTE. La Lega è in subbuglio. La notizia della designazione di Renzo Tondo a candidato del centrodestra alle prossime regionali scatena le ire della base e dei dirigenti. Smarrimento, rabbia, delusione, tradimento sono le parole utilizzate con maggiore frequenza da militanti e semplici elettori, davanti all’esito di una trattativa che smentisce la richiesta di leadership della coalizione consegnata dalle urne il 4 marzo, quando i cittadini del Friuli Venezia Giulia hanno assegnato al Carroccio quasi il 26% dei voti. I telefoni dei dirigenti, le mail, le chat e le pagine sui social network sono presi d’assalto. Non c’è articolo on line sulla chiamata di Tondo che non si attiri ondate di commenti del popolo leghista. Il leitmotiv è sempre lo stesso: «vogliamo Fedriga», «serve ricambio» , «non lo sosterrò», «il nostro voto non è servito a nulla», «piuttosto i grillini o sto a casa», «la giunta Tondo non ha fatto nulla», «venduti a Berlusconi», «scelta suicida». Per pescare solo i primi di centinaia e centinaia di interventi su Facebook.

Regionali Fvg, il centrodestra chiude su Renzo Tondo: è lui il candidato


I più generosi annunciano il voto disgiunto, in pochi quello a Tondo per spirito di coalizione, ma sono commenti da cercare col lanternino. Difficile parlare di uno smottamento del bacino leghista, perché si tratta di reazioni a caldo, che potrebbero rientrare dopo aver digerito la delusione, ma di certo è che tutti i (tiepidi) tentativi di autodifesa dei dirigenti non vengono mandati giù. Gli esponenti della Lega utilizzano la medesima autodifesa, che pare decisa a tavolino: la colpa è della testardaggine di Forza Italia, che non ha voluto mollare sull’accordo preelettorale nonostante l’esito delle politiche. Il passaggio successivo è un invito alla calma e a buttarsi pancia a terra affinché la Lega mandi il maggior numero possibile di eletti in consiglio regionale, diventando così la locomotiva del prossimo governo del Fvg.

Pierpaolo Roberti, vicesindaco di Trieste e fedelissimo di Fedriga, si dice insoddisfatto perché il candidato migliore era Max: «Su di lui non c’è stata la disponibilità da parte di Forza Italia. Il passo indietro, doloroso, è l’ennesima sua prova di responsabilità. Ora lavoreremo per riconquistare la regione con uno strepitoso risultato per la Lega». E giù decine e decine di commenti a senso unico: sconcerto, frustrazione, minaccia di votare altrove. Le stesse reazioni sui social le suscitano le parole del sindaco di Monfalcone, Anna Cisint: «Il voto è un valore e il Fvg ha detto cosa vuole. È una scelta che non condivido. Il miglior candidato è senza dubbio Fedriga e si doveva scegliere il meglio. Purtroppo però Forza Italia non ha accettato. Ora però cari amici ricordiamoci che i danni in questa regione sono stati fatti dal duo Serracchiani-Bolzonello». Altre salve di fischi.

Così come sotto il post della neodeputata Vannia Gava o quello del senatore Mario Pittoni, che in modo colorito invita a votare in massa alle regionali: «Privarsi degli attributi per fare dispetto alla moglie, non è la soluzione». Fedriga intanto non rilascia dichiarazioni e resterà in silenzio fino all’arrivo di Matteo Salvini, previsto per domani a Udine. Quella che molti dirigenti leghisti considerano la prova del nove: fischi o applausi diranno se la situazione potrà rientrare o se si è davvero generata una scollatura tra vertice e base. Max parla solo in serata, in una riunione riservata convocata d’urgenza a Reana, dove incassa gli interventi rabbiosi di segretari di circolo ed eletti. Delusi perché convinti che alla fine l’avrebbe spuntata Fedriga, che aveva ricevuto anche l’appoggio di Salvini, giudicato da molti complice del tradimento della volontà popolare. Qualcuno vorrebbe indurre il segretario nazionale al ripensamento e c’è chi crede che la situazione si possa ancora ribaltare, tanto più che Tondo non pare aver reagito con grandi entusiasmi all’investitura: c’è perfino chi vorrebbe ripiegare su Riccardo Riccardi, fino a poco fa considerato l’elemento cui sbarrare la via. Da Reana non arrivano decisioni definitive e trapela solo che il bersaglio è indicato in Forza Italia e nei vertici nazionali del centrodestra. Fedriga stesso spiega che la sua era una disponibilità reale e che il nome di Tondo è stato imposto da altri. Il partito resta compatto su Max, anche se si mormora che più di qualche dirigente lo consideri responsabile per non essersi riuscito a imporre. Qualcuno sussurra che la resa dei conti possa avvenire dopo la chiusura delle liste elettorali, ma non sembrano d’altronde esserci figure che in regione possano al momento mettere in ombra l’ex capogruppo alla Camera.
 

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