TRIESTE Qualcuno aveva già scelto. E si è comportato di conseguenza. Qualcun altro si era detto invece indeciso. E, nella maggior parte dei casi, ha optato per il bis, sperando in un posto, se non da assessore, almeno da consigliere. La giunta che se ne va ci riprova per quattro quinti.
A lasciare il mestiere della politica, senza dubbio alcuno e dopo un solo mandato, sono due tecnici:
Francesco Peroni, assessore alle Finanze, e
Maria Sandra Telesca, assessore alla Sanità. Partiamo dai vertici.
Debora Serracchiani è già a Roma. Ha governato la Regione per cinque anni ed è stata eletta parlamentare lo scorso 4 marzo. È la sua quarta esperienza istituzionale dopo la Provincia di Udine, il Parlamento europeo e piazza Unità. Il vice,
Sergio Bolzonello, è in campo per sostituirla a Trieste. La partita della vita, per sua stessa ammissione. A tre settimane dal voto, l’ex sindaco di Pordenone ha ben chiaro il suo futuro. Se vincerà, farà il governatore e, chissà, ci riproverà nel 2023. Se perderà, ma arriverà secondo, si proporrà come leader dell’opposizione. Se invece si classificherà terzo o quarto, sarà l’ultimo atto in politica: «Mi aspetta il mio studio di commercialista». Bolzonello fa dunque sapere che non ci sarà un secondo caso Illy a centrosinistra.
L’industriale triestino fu battuto da
Renzo Tondo nel 2008 e decise un attimo dopo di dimettersi dal Consiglio. «In democrazia – rimarca il candidato del centrosinistra al voto del 29 aprile – se si vince, si governa, mentre se si perde, si fa l’opposizione. Un ruolo, quest’ultimo, altrettanto importante. Sicuramente, in caso di sconfitta, resterò in piazza Oberdan a verificare quanto proposto e fatto dal governo in carica e preparerò le prossime regionali, con l’obiettivo di far vincere la mia parte, anche se non ci sarò personalmente».
Se non sarà presidente della Regione, qualunque sia la posizione, Bolzonello sarà dunque al giro finale. Nel caso di mancata elezione (la legge presidenzialista riserva un seggio solo ai due candidati presidenti più votati), sarà perfino il tempo di tornare al lavoro, «nulla di diverso peraltro – ricorda – da quanto ho fatto una prima volta terminata la mia esperienza in Consiglio comunale con il Pli e poi, dopo i due mandati da sindaco, con la civica “Il Fiume”». A lasciare da subito, senza sapere se si vince o se si perde, sono come detto due assessori della giunta uscente.
Prestati alla politica, stavolta, non solo a parole. Peroni, già rettore, torna in Università a insegnare Procedura penale conclusa un’esperienza che, mesi fa, definì «certamente difficile, a volte angosciosa, ma di straordinaria ricchezza per la vastità dei temi affrontati». Stessa rotta per Telesca, in rientro all’ospedale di Udine nel suo ufficio di dirigente amministrativo. Retto l’assessorato che vale di più in termini di risorse, e dopo aver targato la riforma che ha rivoluzionato l’assetto delle aziende e dell’emergenza, Telesca non lascia per stanchezza o mancanza di gratificazione ma per il fatto di essere stato «un assessore tecnico che si è messo al servizio pubblico per un periodo limitato».
Erano in otto, gli assessori, e finiranno in nove, perché
Cristiano Shaurli è salito sul tram in corsa quando, nel maggio 2015, Serracchiani lo nominò all’Agricoltura alleggerendo i compiti di Bolzonello. Proprio Shaurli è uno dei cinque membri dell’esecutivo in corsa per il Consiglio. Inserito nella circoscrizione di Udine nella lista del Pd, l’ex sindaco di Faedis non ha cambiato idea rispetto all’intenzione di non candidarsi per il Parlamento ma di continuare a dare un contributo sul territorio.
Con lui, sempre per il Pd, sono in lista
Mariagrazia Santoro (Infrastrutture) e
Sara Vito (Ambiente). Entrambe si erano dette «a disposizione di un progetto» e dunque non sorprende vederle ancora in campo. I dubbiosi erano
Paolo Panontin e Loredana Panariti. L’assessore uscente alle Autonomie, protagonista di una sofferta riforma degli enti locali, è in lista a Pordenone per i Cittadini, mentre la collega al Lavoro ha trovato nuove energie nell’unione a sinistra in casa Open. A metà strada rimane infine
Gianni Torrenti. «Sono pronto per fare il ministro», scherza. Ma poi, pur senza essere candidato, non si tira indietro: «Non per ambizione personale, ma se si riterrà che potrò ancora dare una mano, risponderò presente».