Regionali Fvg, Fedriga “incenerisce” i rivali, Forza Italia in picchiata

Sondaggio Demopolis a tre settimane dal voto. Il candidato del centrodestra lanciato verso il 50%, Bolzonello (centrosinistra)  avanti di un soffio sul grillino Fraleoni Morghera. Azzurri in caduta libera fermi all’8% 

TRIESTE. Mancano tre settimane, c’è da tener conto degli indecisi (tra un quarto e un quinto dei potenziali elettori) e un’affluenza bassa può mutare il vento. Ma, al momento, non sembra esserci partita. Anzi, se si votasse oggi, stando alla fotografia scattata dall’istituto Demopolis in esclusiva per Il Piccolo e il Messaggero Veneto sulle elezioni regionali 2018 in Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga trascinerebbe il centrodestra a conquistare la Regione senza alcun affanno. Non solo: riuscirebbe pure a portare a casa il 60% dei seggi contro il 55% ottenuto da Debora Serracchiani nel 2013.

Il distacco

I punti di vantaggio dell’opposizione rispetto a chi governa sono 23. Un abisso. Un ulteriore punto di vantaggio il centrodestra ce l’ha nei confronti del Movimento 5 Stelle, terzo in graduatoria e dunque con il candidato presidente Alessandro Fraleoni Morgera che risulterebbe escluso dal Consiglio. Staccatissimo il quarto in corsa per la Regione, il Patto per l’Autonomia. Fosse una corsa di atletica, parleremmo di un paio di giri di vantaggio del battistrada sugli inseguitori.

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Un cittadino al voto in una foto di repertorio

Le percentuali

Nel dettaglio, Demopolis valuta il consenso ai candidati alla presidenza in una forbice tra il 45% e il 51% per Fedriga, tra il 22% e il 28% per Sergio Bolzonello, tra il 21% e il 27% per Fraleoni Morgera e tra il 1% e il 5% per l’autonomista Sergio Cecotti. Il vantaggio del candidato leghista è nettissimo. Ma, a colpire, è anche la sua percentuale, tale da far scattare il premio di maggioranza regionale.



Le regole

Il sistema di elezione di piazza Oberdan e del presidente della Regione è regolato, oltre che dalle norme statutarie, anche dalla Lr 17/2007, con la sola differenza, rispetto al passato, che stavolta gli elettori saranno chiamati alle urne in una sola giornata, dalle 7 alle 23 di domenica 29 aprile.



Il premio di maggioranza

Alla coalizione o al gruppo collegati al candidato eletto presidente spetta il 60% dei seggi se l’aspirante governatore ottiene più del 45% dei voti, oppure il 55% se si ferma sotto quella soglia. Si collocasse davvero tra il 45% e il 51% dei voti (l’istituto suggerisce di restare in mezzo, e dunque al 48%), il centrodestra strapperebbe il 5% di seggi in più.



La prudenza

Demopolis rimarca il fatto che si tratta ovviamente della fotografia odierna del consenso, destinata a modificarsi e a mutare nelle ultime decisive tre settimane di campagna elettorale. Il direttore Pietro Vento rimarca che «l’area grigia di chi non ha deciso se e per chi votare resta ancora vasta». Ma ci sono altri elementi che confortano l’attuale minoranza in Consiglio.


La notorietà

Pure per quel che riguarda la notorietà dei candidati, Fedriga guarda gli avversari dall’alto. Sarà per la visibilità conquistata per il ruolo nazionale ricoperto in Lega, quello di capogruppo uscente alla Camera, con non poche presenze radio-televisive negli ultimi anni, Fedriga è conosciuto dall’80% dei 1.200 intervistati. Seguono il vicepresidente della Regione Bolzonello con il 65%, Cecotti, che paga forse un decennio di uscita dalla politica con il 43% e Fraleoni Morgera, il grillino indicato candidato presidente senza alcun concorrente, con il 36%. Viene inoltre fatto sapere che il 6% del campione non ha sentito parlare di alcun candidato.



Gli effetti della crisi

Sul contesto elettorale, informa ancora l’istituto, pesa la crisi economica che ha colpito il Paese e il territorio locale: il 35% di chi vive in Fvg ritiene peggiorata la propria situazione economica familiare, mentre il 53% è rimasta invariata e solo per il 12% è migliorata. Molto critico, in particolare, è il giudizio dei cittadini su alcune variabili centrali per la qualità della vita in regione. Si ritiene che i servizi pubblici siano peggiorati per il 32% nel quinquennio di governo Serracchiani, le opportunità di lavoro per il 34%, la sanità pubblica addirittura per un residente su due (48%), così come la sicurezza (51%).


Il peso dei partiti

Demopolis precisa che non risulta possibile in questa fase misurare esattamente il peso dei partiti. Il consenso effettivo delle diverse liste in campo, complessivamente undici tra centrosinistra (Pd, Cittadini per Bolzonello presidente, Open-Sinistra Fvg e Slovenska Skupnost), centrodestra (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Autonomia responsabile e Progetto Fvg), M5S e Patto per l’Autonomia, potrà misurarsi in modo corretto soltanto nei prossimi giorni, con l’identificazione, da parte dei cittadini, dei numerosi candidati locali al Consiglio presenti nei contesti provinciali, la cui collocazione non appare ancora nota alla stragrande maggioranza degli elettori.



Il tracollo di Forza Italia

Tuttavia, almeno per i partiti principali, l’istituto rende noto che il 30% degli intervistati voterebbe oggi Lega, stimata peraltro assieme alla lista Progetto Fvg per una Regione speciale, con il Movimento 5 Stelle al 22%, il Pd (anche in questo caso c'è una somma con la lista del presidente, quella dei Cittadini) al 20% e Forza Italia appena al 8%. Se guardiamo indietro ai risultati delle politiche del 4 marzo, si confermerebbe dunque il trend favorevole al Carroccio (al 26% un mese fa alla Camera in Fvg). Per Fi sarebbe invece un ulteriore arretramento rispetto al 10,7%. A centrosinistra il Pd sarebbe a sua volta in discesa dal 18,7% di marzo, tenendo conto di un 20% del sondaggio che include appunto anche i Cittadini. Quanto ai grillini, il 22% segnerebbe un risultato migliore di quello di Saverio Galluccio cinque anni fa (19,2%), ma nuovamente non consentirebbe al M5S di portare il candidato presidente in Consiglio. Le piccole liste? Tutte sotto il 6%.

Gli indecisi

Pur in una situazione molto complicata, il centrosinistra può sperare almeno di convincere ancora qualcuno, dato che gli indecisi sono ipotizzati fino a un massimo del 25 per cento. Precisamente, tra quanti pensano di recarsi alle urne il 29 aprile, oltre i due terzi (71 per cento) hanno già un orientamento definitivo sulla scelta del governatore; il 9 per cento esprime un’intenzione di voto, ammettendo però che potrebbe cambiare idea, il 20 per cento, un quinto degli elettori del Fvg, si dichiara ancora indeciso sulla scelta da compiere.


Il fattore candidato

A incidere sulle scelte di voto, spiegano i ricercatori di Demopolis, sarà per il 43% degli elettori il candidato governatore, il 38% voterà soprattutto il partito, il 19% pensa di scegliere in base al candidato locale al Consiglio regionale. Determinante dunque l’accoppiata Fedriga-centrodestra: il candidato più noto con il partito più votato. Le liste conteranno fino a un certo punto. Né pare essere un elemento negativo la faticosa caccia al candidato delle scorse settimane. I provini di Berlusconi? I nomi probabili e quelli improbabili? La sfilata dei trattori per far cambiare idea ai piani alti nazionali? L’elettorato non dovrebbe punire il centrodestra per questi siparietti.



Le speranze di chi sta dietro

Non resta agli inseguitori che puntare a una campagna elettorale che possa invertire un trend che pare consolidato. Forse non c’è tempo, ma ci si dovrà provare. Come del resto hanno fatto Tondo nel 2008 e Serracchiani nel 2013, due candidati presidenti che non avevano dalla loro parte sondaggi rassicuranti. Quelli di Tondo erano anzi nettamente sfavorevoli rispetto a quelli di Illy.

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