Regionali Fvg, Fedriga “aspetta” il Cav mentre rispunta Tondo

Oggi potrebbe arrivare l’ok alla candidatura del leghista a presidente Fvg Intanto in Regione voci sull’ex governatore come mediazione in extremis

TRIESTE. Facce tirate. Sguardi interrogativi. Capannelli animati. Telefoni roventi. Quando la chiusura di un accordo politico atteso da mesi sta per tagliare il traguardo, il nervosismo sale alle stelle come pure il diffondersi di voci incontrollate. In consiglio regionale, riunito da ieri per gli ultimi sprazzi dei lavori d’aula, si rincorrono così i pareri più dissonanti su quanto sta avvenendo nel centrodestra e di certo c’è soltanto che la periferia è appesa alle decisioni che da un momento all’altro potranno scaturire dalla ormai leggendaria telefonata tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.

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«Sarà Max Fedriga, non c’è più alternativa», dice sottovoce un consigliere forzista, mentre un civico dà ancora chance a Riccardo Riccardi, «l’unico con la giusta esperienza». E c’è pure chi punta il suo centesimo sul pur non giovanissimo azzurro Ettore Romoli o sulla leghista Barbara Zilli perché «Fedriga farà il capogruppo o il ministro». Nei corridoi il cicaleccio si fa poi sempre più fitto sull’ipotesi di una mediazione in extremis rappresentata da Renzo Tondo, da tempo disponibile a fare il salvatore della patria. Al telefono l’ex governatore chiude: «Oggi (ieri, ndr) mi è stato chiesto da diversi consiglieri, ma sono un parlamentare appena eletto a Trieste». Gli amici raccontano tuttavia che se arrivasse una citofonata, Tondo sarebbe tentato per il gusto della sfida e per senso di responsabilità, ma ciò significherebbe far votare nuovamente Trieste per la Camera. La verità è che fra i consiglieri nessuno ha la benché minima idea di cosa possa succedere e l’ansia si affetta col coltello, perché dalla scelta del candidato dipenderanno i destini di parecchi di loro.

Intanto a Milano, nel corso del consiglio federale della Lega, Fedriga ribadisce la sua linea a Salvini: «Forza Italia fornisca una rosa di nomi alternativa a Riccardi o corro io», è il riassunto di quanto il luogotenente ha spiegato al generale. Salvini annuisce e Max aspetta adesso una telefonata da Berlusconi, che tuttavia non arriva ancora: oggi sarà dunque l’ennesimo giorno di passione, probabilmente l’ultimo, sebbene Salvini sarà a Strasburgo per tutta la giornata.

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Da questi passaggi si può capire il ruolo differente di Fedriga e Riccardi nella partita. Il primo è coinvolto direttamente nel confronto coi massimi vertici ed esposto sui media, il secondo sta in posizione defilata, con una linea del silenzio che dura da mesi e la coordinatrice Sandra Savino a fare da ufficiale di collegamento. L’ulteriore differenza la rimarca Riccardi stesso, parlando in aula: «Ho vinto le elezioni, perdendo», dice con riferimento al risultato del centrodestra sbilanciato a favore della Lega. Un esito che ha messo in discussione l’accordo preelettorale che i leader nazionali avevano stretto per colorare di azzurro la casella del Fvg. Secondo la leghista Zilli, allora, «gli elettori ci hanno chiesto il cambiamento e hanno assegnato alla Lega la responsabilità di guidare la Regione». Savino passa l’intera giornata nei corridoi del consiglio ma non commenta: «Siete preoccupati solo voi giornalisti».

Riccardi continua a scegliere il silenzio, ma sa anche che il suo nome è logorato da mesi di polemiche. Non esclude dunque l’idea della vicepresidenza di peso, accanto a Fedriga o magari Tondo. Il ritiro a vita privata pare allontanarsi, perché i berlusconiani devono serrare i ranghi dopo la batosta e portare in consiglio personalità d’esperienza. L’attuale capogruppo potrebbe comunque non correre nel collegio di Udine e aspettare la nomina in giunta, per non mandare in fibrillazione i candidati friulani che sarebbero penalizzati da un mago delle preferenze come lui.

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Le voci in consiglio dicono intanto che le pregiudiziali sui nomi sono finite, perché non c’è più tempo. Bruno Marini (Fi) continua a «sostenere l’ipotesi Riccardi, ma dico con amicizia a Fedriga di non intromettersi negli affari di altri partiti e scendere in campo personalmente, senza cercare soluzioni pasticciate, se la Lega intende davvero far valere il suo peso elettorale. Tondo? Un amico, ma le suppletive a Trieste sarebbero negative». Per Roberto Marin (Fi) «la situazione è insostenibile e non se ne capiscono le motivazioni: Riccardi è il migliore ma va bene qualunque soluzione per trovare la quadra».

Sandro Colautti (Nci) ricorda «il nostro appoggio iniziale a Riccardi, ma il popolo ha indicato la Lega, purché si tratti di Fedriga e non di succedanei. Tondo è una mediazione possibile». Roberto Revelant (Ar) è preoccupato perché «rischiamo di rovinare il risultato delle politiche». Per Luca Ciriani (Fdi), «bisognava chiudere a dicembre: la raccolta delle firme ora è complicata».

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