Regionali Fvg, Di Maio tira la volata a Fraleoni Morgera: «Un asse Roma-Fvg»
La visita del leader M5s: «Sostegno dal nostro governo Le dinamiche nazionali non influenzino gli elettori»
Udine 15 Aprile 2018 di maio Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
UDINE. Nessun passo indietro a Roma, «perché abbiamo preso 11 milioni di voti». E nemmeno a Trieste: «Spero che in Friuli Venezia Giulia si possa fare un buon risultato. E questo risultato sarà sostenuto, molto presto, da un governo nazionale del Movimento 5 Stelle». Luigi Di Maio, sotto la pioggia di Udine, spinge Alessandro Fraleoni Morgera a giocarsi le sue chance alle regionali del 29 aprile. E con lui pure Rosaria Capozzi, candidata sindaco nel capoluogo friulano.
Arriva quasi in orario in piazza XX Settembre, poco dopo le 20.30, il leader grillino. Rifiuta l’ombrello di Capozzo, ringrazia per l’ovazione i circa 300 simpatizzanti che hanno sfidato il maltempo. Poi parla per mezz’ora. Soprattutto della situazione nazionale, ma non mancano i passaggi sul Fvg. Innanzitutto un avvertimento. «Non permettete a nessuno di utilizzare le prossime regionali per aumentare il peso contrattuale nella formazione del governo – dice Di Maio rivolto agli elettori presenti –. Voi andate a votare perché avete a cuore questa regione, non per dare più forza all’uno o all’altro per gli scambi di poltrone a Roma. Qualcuno dirà che chi fa questo discorso ha paura di perdere, e invece si tratta solo di rispetto per un territorio. L’ho detto pure ai molisani che votano domenica 22: è anche disonesto intellettualmente immaginare che il presidente della Repubblica si possa fare influenzare dalle regionali per dare un mandato o un preincarico nella capitale».
Quindi, il riferimento all’autonomia. Tema su cui Debora Serracchiani, nel pomeriggio, aveva attaccato: «Per capire che Di Maio cambia idea alla velocità della luce e in base a dove si trova basta andare all’agosto del 2017, quando in Emilia Romagna diceva che “le Regioni italiane andrebbero ridotte di numero e non aumentate, ridiscutendo anche lo statuto speciale di alcune di esse”. Questo sarebbe l’uomo con cui la Regione dovrebbe trattare il Patto finanziario con lo Stato».
Il candidato premier 5S, senza citare la presidente uscente, insiste sul valore delle specialità: «Non solo le tuteleremo, ma quelli che chiederanno maggiore autonomia saranno territori ascoltati, al di là di chi li amministrerà». Dopo di che, prosegue, «una Regione, per quanto “speciale”, non può cavarsela da sola, ha bisogno di uno Stato presente, a partire dalla sanità, utilizzata troppo a lungo come il bancomat della politica e spesso svenduta al privato».
Di sanità parla anche Fraleoni Morgera. «Bisogna intervenire sulla salute, cominciando dalla prevenzione – dice il candidato presidente –: si vive più a lungo e si spendono meno soldi. Ma, se avremo la possibilità di andare al governo regionale, non potremo non lavorare anche su un sistema sanitario Fvg che paga pesantemente i tagli degli ultimi anni. Emblematico quanto accaduto lo scorso inverno all’ospedale di Udine, intasato per un’epidemia di influenza a causa dell’eliminazione dei presidi sul territorio disposti da una riforma illogica e irrazionale. E poi c’è da incidere sulle liste d’attesa – aggiunge Fraleoni Morgera –. Il primo passo sarà quello di far funzionare meglio Insiel, che non riesce nemmeno a far scambiare le cartelle cliniche tra Udine e Gorizia».
Gli elettori grillini ci credono. E applaudono quando Di Maio saluta uno a uno i candidati sul palco. Un Di Maio che riassume poi quando sta accadendo a Roma. E non dimentica mai di ricordare quegli 11 milioni di voti, «un consenso ottenuto senza finanziamenti pubblici, senza l’aiuto delle lobby, senza il sostegno di nessuno se non quello dei cittadini». Un patrimonio che non c’è alcuna intenzione di svendere: «Per uscire dallo stallo c’è chi propone un terzo uomo che di voti non ne ha preso nessuno. E che dunque in Europa, diventasse premier, conterebbe zero. Perché mai dovrei fare un passo indietro?». Per un governo 5 Stelle serve però qualche parlamentare di supporto. E Di Maio manda l’ennesimo messaggio a Salvini: «Deve scegliere tra rivoluzione e restaurazione. Prenda una scelta nella vita, perché non posso certo pensare di progettare un governo del cambiamento con Berlusconi: non ci avete votato per questo». E poi c’è il Pd: «Decidano se stare all’opposizione o mettere insieme i punti programmatici che ci uniscono».
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