Reggenza a Bono in Confindustria Fvg, Mareschi Danieli verso il bis a Udine
L’associazione regionale proroga il mandato dell’ad di Fincantieri. Sullo sfondo la fusione con il Veneto e i rapporti tesi fra vertici locali
TRIESTE. Giuseppe Bono succede a sé stesso alla guida di Confindustria Friuli Venezia Giulia. Il numero uno di Fincantieri da presidente diventa reggente, dopo la scadenza del mandato e il rinnovo in proroga garantitogli dall’essere il più anziano all’interno del consiglio dell’associazione, che coordina le articolazioni territoriali degli industriali dell’Alto Adriatico (Trieste, Gorizia e Pordenone) e del Friuli.
Anna Mareschi Danieli si avvia intanto al rinnovo alla guida di Confindustria Udine. Sullo sfondo i progetti di fusione tra Confindustria regionale e i vicini del Veneto. Bono che potrebbe rimanere in carica fino al termine dell’operazione, mentre in regione sembra sempre più lontana l’unificazione tra Alto Adriatico e Friuli, anche a causa di rapporti difficili tra i vertici della categoria.
La storia comincia nel settembre 2020, quando il consiglio di presidenza di Confindustria Fvg trova un accordo per prolungare i mandati in scadenza di Mareschi e Bono con l’obiettivo dichiarato di creare una Confindustria regionale unica, che anche la giunta Fedriga caldeggia. Il passo è considerato il calumet della pace fumato da Agrusti e Mareschi Danieli, che da anni non si accordano sulla questioni. Tutti si affrettano a spiegare però che non ci sarà regionalizzazione ma «unione di fatto». Le freddezze insomma restano e la stasi sull’integrazione pure: Confindustria nazionale annulla così le delibere di proroga e avvia le procedure per il rinnovo delle due presidenze.
Alla decisione di viale dell’Astronomia si conforma Udine, mentre Confindustria Fvg resta ferma. I friulani chiedono allora spiegazioni ai probiviri nazionali, che pochi giorni fa confermano la decisione e sollecitano il consiglio di presidenza di Confindustria Fvg a individuare entro il 23 luglio un presidente reggente. In caso contrario la reggenza sarebbe andata al componente più anziano del consiglio di presidenza e dunque allo stesso Bono. Alla fine va così: il consiglio non si riunisce entro i termini e scatta automaticamente la reggenza Bono. Da Confindustria Fvg non arrivano conferme o smentite, né precisazioni sulla durata del mandato, che in ambienti industriali si ritiene verrà legato alla conclusione della fusione annunciata tra Fvg e Veneto. Non meno di un paio d’anni, quindi.
A Udine si conclude nel frattempo con un nulla di fatto il lavoro del comitato dei saggi, cui spettava consultare gli associati per fare emergere nomi alternativi a quello di Mareschi Danieli. La presidente uscente sarà dunque rinnovata alla prossima assemblea, dopo il mandato ricoperto dal 2017 a oggi. Avrà a disposizione altri due anni: lo statuto prevede un solo incarico quadriennale non ripetibile, ma c’è la possibilità di due anni di proroga in caso di emergenza. In Confindustria Alto Adriatico non hanno di questi problemi: dopo la fusione fra Trieste, Gorizia e Pordenone, Agrusti sarà in carica fino al 2024.
Le territoriali rimarranno con ogni probabilità distinte, nonostante di unificazione si parli da un decennio. I rapporti sul piano locale sono difficili e tali promettono di rimanere, se Mareschi Danieli ha più volte lasciato intendere che lo stallo dipenda dalla volontà di Agrusti di non cedere il suo ruolo e se quest’ultimo ha fatto accomodare Mareschi Danieli lontano dalle autorità all’inaugurazione della nuova Lef di San Vito al Tagliamento.
Si tenterà intanto l’aggregazione dei livelli regionali di Fvg e Veneto, che non toccherà l’assetto delle territoriali e che Giuseppe Bono ed Enrico Carraro ritengono possa compiersi nel giro di due anni, aprendosi anche a Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Il mantra è «ampliare i perimetri della rappresentanza» di aree che hanno filiere interdipendenti. L’operazione convince Agrusti e trova fredda Mareschi Danieli, che ritiene prematuro parlare di unione con il Veneto se il piccolo Friuli Venezia Giulia non riesce a fare prima quella in casa propria. —
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