Regeni, l'Egitto conferma il no alle richieste degli inquirenti italiani

Dai tabulati telefonici alle immagini delle telecamere: la presa di posizione della commissione parlamentare del Cairo
Una manifestazione per chiedere verità per Giulio Regeni
Una manifestazione per chiedere verità per Giulio Regeni

IL CAIRO La commissione parlamentare trilaterale egiziana formata per seguire il caso di Giulio Regeni ha confermato il rifiuto di condividere con gli inquirenti italiani parte del materiale richiesto. Lo ha riferito il deputato Tarek al Kholi, segretario della commissione Affari esteri della Camera dei rappresentanti egiziana, attraverso una dichiarazione scritta.

Tre sono le richieste rigettate dalle commissioni parlamentari riunite degli Affari esteri, dei Diritti umani, della Difesa: l’invio dei tabulati  telefonici, l’estradizione di tre persone in relazione al caso e l’acquisizione delle immagini di alcune telecamere a circuito chiuso. Richieste che gli inquirenti italiani hanno formulato più volte, e di fronte alle quali la parte egiziana ha risposto sempre con documenti parziali, anche in occasione dei vertici tenuti sia a Roma che al Cairo. Ma «le recenti richieste della parte italiana sono in contrasto con la Costituzione. Pertanto noi sosteniamo il rifiuto delle autorità competenti di rispettare tali richieste», ha detto al Kholi.

La commissione trilaterale redigerà un rapporto sui recenti sviluppi nelle indagini e lo sottoporrà al presidente della Camera dei rappresentanti, Ali Abdel Al. Il documento includerà anche alcune «proposte» per contenere la crisi con Roma dopo la sospensione, da parte del Parlamento italiano della fornitura di parti di ricambio per i cacciabombardieri F-16 egiziani. Una speciale «cellula di crisi», inoltre, dovrà da una parte seguire le indagini sull’omicidio, dall’altra contenere la crisi con l’Italia. Tale organismo includerà tutte le autorità egiziane coinvolte nel caso del ricercatore di Fiumicello torturato e ucciso al Cairo, dove è stato ritrovato cadavere il 3 febbraio dopo essere scomparso il 25 gennaio: dall’intelligence alla procura, dal ministero dell’Interno a quello degli Esteri, fino al parlamento.

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