Regeni: i docenti di Cambridge non rispondono al pm
ROMA Un altro ostacolo alle indagini sulla morte di Giulio Regeni. È sostanzialmente fallita la missione di inquirenti e investigatori italiani volati a Cambridge per sentire i docenti che seguivano Giulio nei suoi studi al Cairo. Approfittando della cerimonia di commemorazione del ricercatore di Fiumicello che si è tenuta nel college di Cambridge dove egli viveva e lavorava, il magistrato, con gli investigatori di Ros e Sco, ha ottenuto di poter sentire come persone informate sui fatti, tramite una rogatoria internazionale, docenti, amici e colleghi della vittima. I professori, a cominciare da Maha Abdelrahman, tutor del ricercatore alla Cambridge University, si sono però avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del pm Sergio Colaiocco.
L'interesse della delegazione italiana in trasferta nella città universitaria britannica, tramite rogatoria internazionale, era legato soprattutto al contenuto di alcune mail scambiate da Giulio coi suoi professori in merito al lavoro che stava svolgendo in Egitto.
Gli stessi esponenti del corpo accademico che non hanno risposto agli italiani si sono riservati di inviare relazioni finalizzate a descrivere la tipologia delle comunicazioni con il ricercatore universitario trovato morto nello scorso gennaio sulla strada che collega la capitale egiziana ad Alessandria.
Pm e investigatori romani hanno comunque sentito alcuni amici-colleghi di Giulio arrivati a Cambridge per una commemorazione. Da loro, a quanto si è appreso, gli italiani hanno acquisito una serie di elementi in relazione alle attività svolte da Regeni in Egitto.
Alla cerimonia di commemorazione ha partecipato anche Paola Regeni, la madre di Giulio, che ha colto l’occasione per lanciare un accorato appello per «un’alleanza, per chiedere insieme verità e giustizia per Giulio».
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