Regeni, a Roma il nuovo confronto fra magistrati italiani ed egiziani
ROMA Giornata decisiva, oggi venerdì 9 settembre, per il vertice che a Roma vede nuovamente a confronto i magistrati italiani e quelli egiziani che indagano sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore originario di Fiumicello scomparso il 25 gennaio scorso al Cairo e ritrovato cadavere il 3 febbraio. Entra infatti nel vivo il confronto tra le parti sui documenti in possesso e sul futuro dell'inchiesta, dopo che ieri, giovedì 8 settembre, è durata circa due ore la prima sessione di lavoro.
In base a quanto è filtrato sinora, nel corso del primo incontro si è respirato un clima di collaborazione, all'opposto dei sostanziali fallimenti dei vertici precedenti. C'è stato lo scambio di documenti tra le due delegazioni, così come richiesto nelle reciproche rogatorie. Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il sostituto procuratore Sergio Colaiocco hanno consegnato agli omologhi egiziani guidati dal Procuratore generale della Repubblica Araba d'Egitto, Ahmed Nabil Sadek, il pc del ricercatore italiano, illustrando anche i documenti consegnati, in particolare quelli relativi ai contatti telefonici avuti da Giulio nel corso della sua permanenza in Italia a Natale scorso.
Dal canto loro i magistrati egiziani hanno depositato una ampia documentazione frutto del lavoro di indagine svolto dopo la prima riunione dell'aprile scorso. L'attesa è che il materiale, sia italiano che egiziano, diventi oggetto di lavoro nella sessione di stamattina. Una sessione su cui gli inquirenti italiani hanno riposto molte aspettative. Da piazzale Clodio ci si augura infatti che le difficoltà e i «no» sollevati dal fronte egiziano possano essere stati superati grazie al dialogo a distanza portato avanti negli ultimi mesi e ai numerosi incontri avvenuti a Il Cairo anche tra investigatori.
Il vero nodo è rappresentato dal traffico delle celle telefoniche che i pm italiani si aspettano di ottenere dagli omologhi egiziani, così come sollecitato in diverse rogatorie. L'oggetto del contendere è rappresentato dal fatto che Pignatone e Colaiocco non si accontenteranno di una «sintesi» sui risultati del traffico telefonico ma puntano ad ottenere il dato "grezzo" e non elaborato in Egitto in modo da poterlo esaminare con le attrezzature italiane. Proprio in quest'ottica i pm italiani avevano giudicato del tutto insufficiente il materiale inviato nei mesi scorsi, sempre in tema di celle telefoniche, e che si riferiva a un paio di utenze inglesi presenti, nel giorno della scomparsa di Giulio il 25 gennaio, nella zona della sua abitazione, nella zona dell'uscita della metropolitana e nel quartiere «6 Ottobre».
Gli spazi di movimento appaiono stretti ma c'è la consapevolezza, soprattutto sul fronte italiano, che un nuovo fallimento potrebbe rappresentare la pietra tombale alle speranze di trovare i colpevoli dell'assassinio di Giulio. Assassini che, come emerso nelle scorse ore dai risultati dell'autopsia condotta in Italia, si sono accaniti sul corpo di Regeni.
Intanto si è appreso da fonti giudiziarie che nei giorni scorsi l'università di Cambridge, rispondendo a una rogatoria, ha inviato ai pm di Roma una serie di documenti. Regeni infatti si trovava al Cairo per svolgere una ricerca per conto dell'università inglese.
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