Referendum Porto Vecchio: no da centrodestra e grillini

Solo Serracchiani (Pd) plaude alla consultazione proposta dal sindaco: «Trieste affermerà di voler rinascere». Galluccio (M5S): «Idea pretestuosa, sì invece alla commissione di esperti a cui pensa Monassi»
Foto Bruni 07.03.13. Porto Vecchio:in totale abbandono
Foto Bruni 07.03.13. Porto Vecchio:in totale abbandono

L’idea del referendum sul Porto Vecchio proposto dal sindaco Roberto Cosolini non fa breccia nella destra e tra i grillini che lo considerano pretestuoso, contraddittorio o prematuro. Trova invece la condivisione di Debora Serracchiani, candidata al ruolo di goverantore della Regione per il centrosinistra. «Se un referendum può sancire la volontà di strappare Trieste al declino, ebbene facciamolo - afferma Serracchiani - con la consapevolezza che Trieste è un pezzo fondamentale della nostra regione e che bisogna occuparsene in modo ben diverso da quanto fatto negli ultimi cinque anni. L’abbandono di Portocittà è l’ultimo capitolo di una serie di occasioni perdute, deve essere proprio l’ultimo e una storia nuova ha da incominciare». Per questo secondo Serracchiani è utile il confronto anche tra i candidati governatori proposto da Cosolini: «Così verranno allo scoperto le posizioni di tutti sul destino di Trieste perché l’immobilismo non può trovare scuse che risalgono a 60 anni fa».

Toni ben diversi da parte del candidato del Movimento 5 stelle, Saverio Galluccio: «Non siamo contrari all’istituto del referendum, ma in questo caso sarebbe uno strumento pretestuoso. Non è per niente chiaro oggi infatti né cosa si può, né cosa si vuole fare e certo una faccenda così spinosa non può venir spiegata e sbrogliata nella convention di un giorno proposta dal sindaco. Giusta dunque la costituzione di una commissione internazionale di esperti che chiarisca definitivamente la questione, così come proposto dall'Autorità portuale e dalla presidente Marina Monassi. Una cosa per noi però è chiara fin da ora: non vorremmo che il Porto Vecchio diventasse parte della città in senso speculativo. Per essere ancora più espliciti, se un ristorante può fungere anche da mensa per gli operai che troveranno lavoro lì dentro ci può stare, altrimenti no. Le speculazioni, edilizie o meno, non ci piacciono proprio».

L’idea di una consultazione popolare lanciata dal sindaco non sta in piedi nemmeno secondo Sandra Savino, neodeputato e coordinatore provinciale del Pdl. «Un sindaco - afferma - è già espressione dei suoi cittadini - non ha senso che vada a consultarli, e poi la questione è talmente complessa che istituirvi una commissione di esperti mi sembra un passo giusto e fondamentale. Spostare una parte del Punto franco secondo me sarebbe utile se non altro perché si potrebbe ricollocarla sulla banchina di Servola per acquisire investitori dopo la dismissione della Ferriera. Ma in Porto Vecchio non ci metterei attività che si discostino dall’economia del mare: studi di ingegneria e design navale sì, ma non certamente pub, locali o cose del genere».

«E no alla Trieste 2 (nel senso di nuova zona residenziale)», è quanto dice anche Franco Bandelli, candidato al ruolo di governatore per Un’altra regione, che si dice contrario anche al referendum «perché sarebbe impossibile, in una materia così complessa, stendere il quesito in modo obiettivo». Ma secondo Bandelli «Cosolini fa bene a prendere in mano la situazione in prima persona perché i sindaci, se valgono, hanno oggi un peso determinante anche sulle decisioni che può prendere il governo riguardo alle singole città».

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