Referendum, in Fvg vince il Sì ma con percentuali meno travolgenti che nel resto d’Italia

I favorevoli non superano il 60% contro una media italiana vicina al 70%. E a Trieste con il No è quasi partita vera
Foto BRUNI Trieste 21.09.2020 Elezioni referendum
Foto BRUNI Trieste 21.09.2020 Elezioni referendum

TRIESTE Vince il Sì, anche in Friuli Venezia Giulia. Ma con percentuali inferiori rispetto alla media nazionale. Anzi, le più basse a livello di regioni: nel solo Fvg il No supera il 40%. Il confronto più stretto tra favorevoli e contrari al taglio dei parlamentari è quello della provincia di Trieste, dove il Sì prevale, ma al termine di quella che si può definire una vera partita. Il risultato finale del referendum costituzionale in Fvg segna comunque la vittoria del Sì con oltre 90 mila voti di differenza: 281.042 (59,6%) la somma di chi ha voluto approvare le modifiche in materia di riduzione del numero dei deputati e dei senatori, e 190.743 (40,4%) di chi avrebbe invece preferito mantenere la situazione attuale. Stando ai dati del ministero dell’Interno, ai seggi si sono contate anche 2.247 schede nulle e 1.267 bianche, mentre le contestate sono state 13. In un giorno e mezzo si sono recati alle urne un avente diritto su due, 475.312 elettori (50,2%), con la punta della provincia di Pordenone (53,2%), quindi Udine e Gorizia (entrambe al 51,1%) e Trieste molto più sotto con il 43,7%.

In un’Italia che ha dimostrato, come da previsione, di assecondare l’iniziativa del Movimento 5 Stelle di tagliare i parlamentari, il Friuli Venezia Giulia è la regione con la percentuale più alta di conservatori. La meno antipolitica, evidentemente, anche in una tornata elettorale in cui c’era sì un election day, ma con un numero di comuni molto limitato e con pochi residenti.

Referendum in Friuli Venezia Giulia, vince il "sì" con il 59,57% dei voti ma è il dato più basso d'Italia. A Trieste i No a quota 46%
Foto di Massimo Silvano


La volontà di taglio, pur se non plebiscitaria, è risultata maggioritaria in tutte le province. Lo scarto maggiore a Pordenone, dove il taglio degli eletti ha convinto 77.941 elettori (62,5%) contro i 46.799 del No (37,5%). Il Sì è sopra il 60% anche a Gorizia, dove la sfida finisce 33.494 (61,5%) a 20.995 (38,5%). C’è poi la provincia di Udine, dove i Sì sono 126.459 (59,5%) e i No 86.102 (40,5%). Il confronto più aperto, come detto, in provincia di Trieste: il Sì vince (43.148-36.847), ma non va oltre il 53,9%.

La scelta degli elettori concretizza comunque anche in Fvg la modifica agli articoli 56 e 57 della Costituzione, intervenendo concretamente sul numero degli eletti in Parlamento. Si tratta di una riduzione lineare, che non muta le funzioni di Camera e Senato, ma ne riduce gli inquilini. Il nuovo scenario sarà peraltro operativo non prima di 60 giorni dall’entrata in vigore, i tempi tecnici per il ridisegno dei collegi. Dalla prossima legislatura i deputati saranno non più 630, ma 400, mentre i senatori caleranno da 315 a 200.

I calcoli non sono complicati. A livello nazionale, il taglio è del 36,5% sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama, ma la percentuale è più alta per il Friuli Venezia Giulia. Il modello “dimagrito” prevede infatti che i seggi riservati alla regione passino da 13 a 8 alla Camera (-38,5%) e da 7 a 4 al Senato (-42,9%). In sostanza ci ritroveremo con 12 parlamentari al posto degli attuali 20, il 40% in meno.

Una questione di rappresentanza non di poco conto, anche solo guardando a quanto accadrà in Trentino Alto Adige, Regione a statuto speciale sempre capace di tutelare i propri interessi, in virtù degli accordi per la tutela della minoranza tedesca, ma anche per la capacità di lobby dei suoi esponenti politici. In quel territorio i deputati caleranno da 11 a 7 (-36,4%), ma i senatori da 7 a 6, e dunque solo del 14,3%.

Il rischio, evidenziato alla vigilia da vari osservatori, è che nella nostra regione, per quel che riguarda il Senato, interi territori possano risultare privi di rappresentanza nel gioco tra maggioranza e opposizione, fermo restando che tutto dipenderà da come verrà disegnato a Roma il sistema elettorale. «Non vorrei che la vittoria del Sì avviasse un pericoloso percorso di riassetto del sistema politico italiano – è il commento di un grande vecchio del centrodestra come Ferruccio Saro –. Il buon numero di No è la sentinella chiamata a difendere i valori della democrazia e del pluralismo contro ogni svolta populista. Il No da record in Fvg? Dimostra una preparazione politica e una coscienza civica su questi temi che altrove non si vede. Importante che i cittadini abbiano votato senza eseguire gli ordini dei partiti».

Secondo Gianfranco Moretton, politico di lungo corso del centrosinistra, «quello che conta ora è definire nel modo più intelligente la legge elettorale. Sono convinto che, più dei numeri in Parlamento, inciderà il modo in cui si eleggeranno i nostri rappresentanti. Confido che, a differenza di quanto accaduto in passato, le forze politiche di maggioranza e di opposizione riescano a dotarci di un sistema che dia agli elettori la possibilità di decidere gli eletti. Va anche rilevato - conclude Moretton - che i votanti hanno saputo essere più chiari di alcuni esponenti dei grandi partiti, non poco ambigui». —


 

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