Referendum contro le riforme di Debora
GORIZIA. Forza Italia alza il tiro contro le riforme della giunta Serracchiani e annuncia due referendum per chiedere ai cittadini di esprimersi sul riassetto di sanità ed enti locali. Un annuncio arrivato ieri da Gorizia, dove al Grand Hotel Entourage la coordinatrice regionale Sandra Savino ha incontrato il sindaco Romoli, il consigliere regionale Ziberna e i sindaci forzisti di Grado, Latisana e Fogliano Redipuglia. Pronti, al pari di altri primi cittadini della regione, a sposare la nuova offensiva azzurra.
I referendum
«Forza Italia è favorevole alle riforme - ha spiegato Savino -, purché queste siano funzionali al miglioramento della vita dei cittadini e al rilancio dell’economia. Invece, dopo due anni di giunta Serracchiani, vediamo che le riforme vanno esattamente in senso opposto. Ed è per questo che abbiamo deciso di costituire un comitato referendario e proporre due quesiti ai cittadini, su riforma della sanità ed enti locali. E chiediamo anche ai nostri alleati, che non condividono le politiche del Pd, di partecipare al percorso referendario». Poi Savino ha analizzato più nel dettaglio le criticità. «La riforma sanitaria è improntata ad una forte matrice ideologica, e i suoi risultati sono sotto gli occhi di tutti – ha detto -. Perdiamo ben 450 posti letto, di cui 230 solo a Trieste, e assistiamo a disservizi nei Pronto soccorso e negli interventi del 118. Senza contare il mancato potenziamento del territorio che era stato promesso, ma che alla prova dei fatti non si è verificato». Per quanto riguarda la riforma degli enti locali, secondo Savino i singoli Comuni ed i sindaci perderanno ogni ruolo, con l'introduzione delle Unioni territoriali intercomunali, e tutto il potere decisionale passerà ai coordinatori, non eletti direttamente dai cittadini. «Questo è l'ennesimo esercizio antidemocratico ormai tipico del Pd - ha concluso -, che invece si propone come difensore della democrazia». Nei prossimi giorni Forza Italia valuterà quanti e quali alleati troverà sulla sua strada, e poi costituirà presso un notaio il comitato referendario, che dovrà raccogliere 500 firme da presentare all'Ufficio di presidenza della Regione. Se questo non accoglierà immediatamente la proposta, la palla passerà al Consiglio regionale, che per bocciare i referendum avrà bisogno di almeno 25 voti contrari. Se accolta, la proposta referendaria dovrà essere corredata da 15mila firme, da raccogliere in almeno tre collegi della regione.
I sindaci
Tutti concordi i primi cittadini riunitisi a Gorizia. Ettore Romoli ha precisato «di non voler sfasciare tutto, ma semplicemente far ragionare la Regione. Le riforme sono necessarie, ma devono essere utili e richiedono tempo. Il difetto di fondo di quelle varate dalla presidente Serracchiani è la fretta, perché il Pd è voluto andare renzianamente di corsa». Il sindaco di Grado Edoardo Maricchio ha auspicato un tavolo di confronto con la Regione ma anche una «legge per il turismo» che tenga conto della specificità di Comuni dalla forte vocazione turistica e, dunque, dalle esigenze speciali. Antonio Calligaris (Fogliano) ha ricordato lo svuotamento di competenze dei sindaci, con l'introduzione delle Uti, destinata a suo parere a creare nei prossimi anni un completo caos amministrativo, mentre il collega di Latisana Salvatore Benigno ha auspicato che l'iniziativa referendaria possa contribuire anche a far conoscere meglio ai cittadini riforme, ed in particolare quella degli enti locali, ancora poco note.
Il Pd nel mirino
Duro infine l'affondo di Rodolfo Ziberna. «Cos'è questo se non un regime? Manca completamente il dialogo con i sindaci e il territorio. Il Pd nazionale ha commissariato la nostra regione per tutelare gli interessi di partito, e se Serracchiani non può comandare oltre duecento sindaci, lo potrà fare con i 17 coordinatori delle Uti, che saranno espressi dalla segreteria del partito». Immediata la replica della segretaria regionale Pd, Antonella Grim: «La politica del “non fare” e' il segno distintivo di Forza Italia: gli azzurri sono stati incapaci di fare le riforme quando governavano e adesso vogliono sabotare quanto fatto dal centrosinistra».
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