Reduci aggrediti dalla polizia a Zagabria

Manifestano da mesi contro il primo ministro Milanovic. Si sono rifugiati nella chiesa di San Marco davanti il governo
Un prete sbarra l'ingresso della Chiesa di San marco dopo che i reduci vi si sono rifuiati dentro (jutarni.hr)
Un prete sbarra l'ingresso della Chiesa di San marco dopo che i reduci vi si sono rifuiati dentro (jutarni.hr)

TRIESTE. Che non se ne sarebbero andati lo avevano promesso. Detto e fatto, il gruppo di reduci della Guerra patria (1991-1995), quella contro i serbi per intenderci, e di grandi invalidi alle 22 di giovedì, quando scattava il “coprifuoco” (in Croazia le manifestazioni pubbliche sono vietate dalle 22 alle 8), non hanno abbandonato il loro presidio davanti ai Banski dvori di Zagabria (la sede del governo). Qui si sono trasferiti dalla sede del ministero per i Reduci tenuto d’assedio oramai da mesi da parte di questi “arrabbiati” del dopoguerra. Volevano un incontro con il premier, Zoran Milanovic. Ma questi è passato loro a fianco a bordo della sua auto blu e non si è fermato. Il presidio ha resistito.

Ma alle 22, come detto, la polizia in assetto anti sommossa è intervenuta per sgomberare la protesta. E sono iniziati gli scontri nel corso dei quali una persona è rimasta ferita. Davanti l’incalzare dei manganelli della polizia i veterani allora si sono rifugiati nella vicina chiesa di San Marco dove hanno bivaccato per l’intera nottata. Un invalido al cento per cento, Ðuro Glogoski, è stato colto da malore ed è dovuta intervenire un’ambulanza. «Sono stato in chiesa - ha raccontato a Nova Tv il generale Tomo Medved - la gente pregava e non vuole uscire da lì». Gli agenti di polizia si sono collocati davanti all’ingresso della chiesa proprio di fronte alla sede del governo. Non possono entrare nei luoghi di culto cattolici in base a ll’accordo tra Zagabria e il Vaticano. Nel frattempo un gruppo di manifestanti ha bloccato anche la Savska cesta e la polizia è nuovamente intervenuta. Tra i veterani alcuni indossavano le maschere anti-gas.

Subito si è fatta sentire la voce del capo dell’opposizione, il leader dell’Hdz, Tomislav Karamarko il quale ha affermato che «una sola persona può risolvere questa situazione e questa è il premier, Zoran Milanovic». Si è fatta sentire anche la presidente della Croazia, Kolinda Grabar-Kitarovic la quale ha invitato entrambe le parti al dialogo. «Nella mia veste di persona responsabile della stabilità nel Paese - ha poi affermato - cercherò di mettermi in contatto con il premier Milanovic. Credo che tutti noi vogliamo la stabilità del nostro Paese e il rispetto dello stato di diritto. Per questo mi appello ancora una volta al rispetto, alla comprensione e al dialogo».

I veterani hanno anche preparato un progetto di legge in 48 articoli, appoggiato dall’Hdz, in cui chiedono soprattutto assicurazioni di carattere economico e sociale. Tra le richieste c’è che lo status di veterano venga riconosciuto a chiunque abbia combattuto nella Guerra patria e che alla sua morte le spese del funerale siano a carico dello Stato. Chiedono che a 60 anni o dopo 35 anni di lavoro sia loro concessa una pensione calcolata sulla base del reddito medio croato ma comunque non inferiore ai 312 euro mensili , esenzione dalle tasse comunali e posto di lavoro assicurato per i figli del reduce defunto.

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