Redipuglia, le Ferrovie chiudono la stazione

REDIPUGLIA. A 77 anni dalla sua non certo sobria inaugurazione, la stazione ferroviaria di Redipuglia rischia di chiudere i battenti. Il piano predisposto da Rfi, infatti, prevede di sacrificare in regione anche la Regia stazione ai piedi del Sacrario, la cui attività sarà controllata a distanza.
Lo stesso potrebbe succedere anche per le due stazioni di Ronchi dei Legionari, quella sud, che non effettua il servizio viaggiatori ormai da dieci anni, e quella nord che manterrà i collegamenti con Udine e Trieste ma sarà priva di personale.
Un ridimensionamento che costa caro all’utenza e alla comunità, e che sarà compensato solo con la prossima, si spera, inaugurazione della fermata di Ronchi dei Legionari- aeroporto, che il presidente della società di gestione Sergio Dressi vorrebbe diventasse una stazione ferroviaria vera e propria.
La questione della stazione di Redipuglia finisce sul tavolo della giunta Serracchiani con un’interrogazione del consigliere regionale del Pdl Rodolfo Ziberna, il quale intravede in questa prospettiva un “freno” anche alle prossime celebrazioni per il centenario dello scoppio della Grande guerra. Secondo l’esponente politico goriziano le celebrazioni rischiano davvero di arrivare su un binario morto. Attualmente, a Redipuglia, sono solo sei i treni che fermano, mentre ben diversa è la situazione a Ronchi dei Legionari nord.
«La decisione di far morire la nostra stazione – commenta il sindaco, Antonio Calligaris – è stata presa già vent’anni fa, quando si è privilegiato Sagrado per il traffico dei pendolari, nonostante ci fossero meno parcheggi per gli utenti. Non conosco nel dettaglio i piani di Rfi, ma posso dire che, per quanto è nei miei poteri, farò di tutto perché questa ipotesi non possa concretizzarsi, anche se a dir il vero i passeggeri sono sempre più scarsi».
A livello regionale, poi, se da un lato Ziberna mette in risalto come la paventata chiusura potrebbe davvero compromettere le iniziative correlate alle celebrazioni del primo Conflitto mondiale, dall’altro chiede alla giunta se la presidente intenda far notare alla direzione compartimentale di Trenitalia come la soppressione dell’esercizio della stazione di Redipuglia sia una clamorosa perdita d’immagine per il Friuli Venezia Giulia.
«Proprio l’importanza riconosciuta al monumento più visitato della regione – spiega - avrebbe fatto sì che la stazione ferroviaria potesse essere un punto importante delle manifestazioni, al punto che se la stazione fosse stata chiusa si sarebbe certamente pensato di riaprirla, con la possibilità di organizzare in loco anche manifestazioni mirate alle celebrazioni. Si sarebbe potuto pensare di collegare, in un ideale circuito storico, la stazione di Redipuglia con alcune stazioni slovene, come Caporetto e le fermate nella Valle dell’Isonzo, con rappresentazioni in costume storico».
In effetti un progetto c’è ed è decollato alcuni mesi fa, con la concessione di alcuni spazi al Comune, che ha investito di questo compito la Pro loco. «Se anche la stazione venisse chiusa – continua Calligaris – proprio il fatto di aver raggiunto un accordo ci permetterebbe di preservarla da un eventuale abbandono e dalla sua fine fatta di incuria e di atti vandalici».
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