Reddito di cittadinanza, obbligo di lavoro sociale per 9 mila famiglie

I beneficiari dovranno svolgere attività organizzate dai Comuni, pena la revoca della misura anti povertà
Fotoagenzia Candussi / Furlan / Piazzale Donatori di Sangue , Mestre /Poste italiane reddito di cittadinanza
Fotoagenzia Candussi / Furlan / Piazzale Donatori di Sangue , Mestre /Poste italiane reddito di cittadinanza

TRIESTE. Anche i componenti dei 9.264 nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza in Friuli Venezia Giulia saranno presto chiamati ad assicurare, nel comune di residenza, un impegno lavorativo minimo settimanale di 8 ore e massimo di 16 per svolgere dei lavori socialmente utili. E da parte dei Comuni è già partita la corsa all’avvio della macchina operativa che organizzerà e gestirà questa novità.

L’obbligatorietà è entrata in vigore l’8 gennaio scorso con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del ministero del Lavoro che impone ai beneficiari della misura di dare, nell’ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale, la loro disponibilità per partecipare ai Puc, i Progetti utili alla comunità. Per i beneficiari del reddito le attività svolte non verranno retribuite.

Va considerato che il Reddito di cittadinanza (Rdc) viene assegnato a un nucleo famigliare composto, in molti casi, da più persone. Tutti i componenti del nucleo, tranne i minori e chi ha un esonero, hanno l’obbligo di aderire a questi progetti. Se una persona non lo fa, il sussidio verrà revocato.

Per comprendere meglio l’entità dell’iniziativa e l’impegno al quale ora sono chiamati anche i singoli Comuni, è bene considerare che guardando i dati forniti dall’Inps e aggiornati al novembre scorso, nella provincia di Trieste i nuclei familiari beneficiari di Rdc sono 3.025 per un totale di 5.456 persone mentre in quella di Gorizia i nuclei sono 1.251 per un totale di 2.744 beneficiari.

Pordenone conta 1.431 nuclei familiari percettori (3.345 persone) e Udine 3.587 famiglie composte in totale da 7.426 persone. I progetti di pubblica utilità che potranno essere destinati a chi percepisce la misura anti povertà, verranno individuati sulla base delle esigenze del Comune di residenza. Possono essere attività di vario tipo: dalla cultura al sociale, dall’ambiente alle manutenzioni, dall’ambito formativo a quello della tutela dei beni comuni.

Il decreto specifica che «le mansioni individuate non potranno prevedere la sostituzione del personale regolarmente impiegato dal Comune o dell’ente gestore, nel caso si tratti di esternalizzazione di servizi». Si tratta quindi di persone che possono offrire un supporto, ma «non svolgere l’incarico degli operatori già esistenti e non potranno sostituire lavoratori assenti a causa di malattia, congedi parentali, ferie, né possono essere utilizzati per sopperire a temporanee esigenze di organico in determinati periodi di particolare intensità di lavoro».

La programmazione delle 8 ore settimanali potrà essere sviluppata sia su uno o più giorni della settimana, sia su uno o più periodi del mese, fermo restando l’obbligo del totale delle ore previste nel mese, compresa la possibilità di un eventuale recupero delle ore perse nel mese di riferimento.

I Comuni nell’attivare i Puc possono avvalersi della collaborazione di enti del terzo settore o di altri enti pubblici e sono tenuti a istituire un registro dei “partecipanti ai Puc” dove annotare presenze e prestazioni. Sono esonerate le persone che hanno compiuto i 65 anni di età, quelle con disabilità, quelle che sono già impegnate in un’attività lavorativa, che frequentano un corso di studi, che si prendono cura di un disabile grave o non autosufficiente o di un minore di età inferiore ai 3 anni.

Ma pure le donne in gravidanza, chi versa in una condizione di salute che impedisce di svolgere un’attività lavorativa e infine i lavoratori che conservano lo stato di disoccupazione. È bene precisare, però, che le persone non tenute agli obblighi connessi al Rdc, possono comunque decidere di partecipare a questo tipo di attività. Visti i numeri dei beneficiari, il decreto ministeriale ha previsto anche la possibilità che il numero di Puc attivati da parte di un Comune sia inferiore a quello delle persone tenute all’obbligo. In questo caso si restringerà la partecipazione al componente più giovane della famiglia tenuto all’obbligo, e ai nuclei familiari che beneficiano di un importo di Rdc maggiore. 

 

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