Redaelli: "Siate cristiani in modo vero, non superficiale"
GORIZIA. Chiese gremite di fedeli in città per i riti della Pasqua. Particolarmente affollato il Duomo e la chiesa di Sant’Ignazio dove la veglia pasquale e il pontificale del giorno di Pasqua sono stati presieduti dall'arcivescovo monsignor Carlo Maria Redaelli.
E il presule ha voluto lanciare un segnale sull’essere cristiani oggi. «A volte - le sue parole nell’omelia - rischiamo di ridurre la vita cristiana a qualcosa che ne è solo una manifestazione esteriore e superficiale, molte volte solo genericamente di carattere religioso. Si è attaccati alle tradizioni, ma spesso se ne è perso il contenuto evangelico».
Ha rimarcato l’arcivescono: «A scanso di equivoci preciso che mi vanno bene processioni, feste, sagre, o qualsiasi altra devozione, ma solo se ci aiutano a vivere il Vangelo. E vivere il Vangelo oggi è una scelta. Una scelta umile, non presuntuosa o elitaria (non dobbiamo volere una Chiesa di santi e perfetti), ma autentica. Una scelta di gioia, di riconoscenza per il dono, ricevuto e non meritato, della fede. Qualcosa che ci sta a cuore più di tutto, ci è prezioso e vogliamo condividere anzitutto nelle nostre famiglie. Parliamo qualche volta nelle nostre case, sui luoghi di lavoro o di socialità del Vangelo, di Gesù? E soprattutto viviamo da battezzati?»
«Dicevo giovedì santo mattina ai sacerdoti e ai diaconi che l’ordinazione - un altro concetto espresso con forza da Redaelli - non aggiunge niente al fatto di essere cristiani, nel senso che il mio essere vescovo, il loro essere presbiteri o diaconi è solo la modalità cui siamo chiamati a vivere il nostro Battesimo. Lo stesso vale per i religiosi e le religiose, ed è molto significativo che ora non modifichino più con la professione religiosa il loro nome di battesimo, vale per gli sposi cristiani, vale per le molteplici vocazioni laicali».
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