Redaelli: "Non sia il Natale dell'indifferenza"
GORIZIA. «Il Natale e anche la Pasqua non sono per noi delle sorprese e neppure realtà che raggiungono la profondità delle attese del nostro cuore. Il nemico della gioia non è la tristezza, che comunque vorrebbe trasformarsi in gioia, ma l’indifferenza: non aspettare più, essere refrattari a ogni sorpresa».
Indifferenza. L’ha ripetuto più l’arcivescovo di Gorizia, Carlo Redaelli nel corso dell’omelia pronunciata nella messa della notte di Natale nella cattedrale di Gorizia. «Sarà, dunque, un Natale di routine, il nostro, come tra qualche mese lo sarà anche la Pasqua? Non c’è un angelo per noi capace di far sussultare il nostro cuore di gioia, di riaccendere la speranza, di smuovere la nostra vita? Penso di sì e non dobbiamo cercarlo in paradiso. Vorrei suggerirvi quasi un banale giochino: provate a mettere la lettera “v” davanti al termine “angelo”. Che cosa viene? La parola Vangelo. Non è però un giochino, perché le etimologie delle parole “angelo” e “vangelo” portano allo stesso verbo greco “anghello” che significa annunciare. L’angelo è colui che annuncia, il vangelo è il buon annuncio», le parole di Redaelli. Che ha aggiunto: «Dove trovare allora il messaggio che ci dà gioia? Nel Vangelo. E chi sono oggi gli angeli? Chi annuncia il Vangelo e lo testimonia con una vita piena d’amore. Ci sono oggi questi angeli capaci di portare gioia e di risvegliare gli aneliti più profondi del nostro cuore? Esistono e potremmo esserlo proprio noi, gli uni per gli altri e per chi incontreremo, se questa notte ci lasceremo inondare dalla gioia del Natale».
«Gesù che è nato a Natale è stato insieme qualcuno atteso da secoli – la lunga attesa del Messia – e anche una sorpresa: un Messia che è il Figlio di Dio che si fa uomo. Gesù risorto è stata invece una sorpresa assoluta: nessuno poteva osare di sperare che la morte potesse essere sconfitta. Il Natale che ci fa incontrare Gesù come figlio di Dio fatto uomo e la Pasqua che ci fa contemplare il Risorto, dovrebbero allora riempirci di gioia. È così per noi?»
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