Redaelli: «Il presepe è importante, il Vangelo ancora di più»

La riflessione dell'Arcivescovo nell'omelia in Sant'Ignazio: "Incontriamo Gesù, imparando a conoscerlo e a riconoscerlo"
Bumbaca Gorizia 24_12_2015 Messa Natale Duomo © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 24_12_2015 Messa Natale Duomo © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA. «Il cristianesimo non è una teologia o una filosofia, non una morale o una liturgia, ma è l’incontro con Gesù, con la sua umanità così simile alla nostra. Per questo continuo a insistere nel dire che quando si legge il Vangelo la domanda giusta non è che idea posso ricavarne o che cosa mi suggerisce di fare, ma chi è Gesù, chi è quel Gesù di cui ascolto o leggo le parole e le azioni».

Questo il passaggio saliente dell’omelia che l’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli ha pronunciato, questa mattina, nella chiesa di Sant’Ignazio. «Certo - le sue parole - il Vangelo è importante e vorrei invitarvi in questi giorni, in cui magari c’è qualche momento in più di respiro rispetto allo scorrere turbinoso della vita, a leggere i primi due capitoli del Vangelo di Luca e di quello di Matteo che ci parlano della nascita di Gesù, di ciò che è avvenuto attorno a essa, e dell’infanzia del Signore. Sono quelle pagine che ci parlano di Gesù e ce lo fanno incontrare. Tutto il resto (compreso il presepe, l’albero, le celebrazioni, le feste, i canti, ecc.) è contorno e interpretazione nostra: può aiutarci a incontrare Gesù, ma può anche darci una visione non vera o anche solo parziale di Lui».

Un tema su cui Redaelli ha spinto parecchio. «Occorre riferirci al Vangelo, ma per incontrare Gesù, per imparare a conoscerlo e a riconoscerlo. Perché Gesù, oltre che nelle Scritture, è presente nei sacramenti, nella comunità cristiana, nel prossimo e soprattutto nei poveri e bisognosi. Da quando la Parola di Dio si è fatta carne, nulla di umano è estraneo a Lui. Quando leggiamo e meditiamo il Vangelo, dobbiamo quindi farci anche una seconda domanda: non solo chi è Gesù, ma chi sono io, chi sono gli altri.

Per scoprire che la risposta ci riporta sempre a Gesù. Perché in Lui siamo stati creati, di Lui siamo immagine e somiglianza, Lui è la nostra meta. L’augurio in questo Natale diventa ancora una volta quello di incontrare Gesù e di imparare a riconoscerlo in noi e negli altri. Un incontro non di un momento, non di un’emozione, non di un festa, ma di una vita. Solo così potremo trovare in Lui, lo dico utilizzando le parole di Giovanni, la luce, la vita, la pienezza, la grazia. E potremo testimoniare tutto ciò agli altri. Perché la Parola di Dio passa anzitutto attraverso di noi, attraverso il rapporto tra le persone». Al termine della messa, l’arcivescovo ha pranzato con le persone ospitate nella Casa circondariale di Gorizia.

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