Redaelli celebra la Pasqua pranzando con i detenuti
GORIZIA. Il pranzo con i detenuti della casa circondariale di Gorizia. L’arcivescovo Carlo Maria Redaelli ha voluto essere vicino, nel giorno della Pasqua, a chi è costretto a vivere dietro le sbarre. Per far sentire la sua vicinanza a quel mondo sconosciuto ai più.
Nell’omelia pronunciata in cattedrale, il vescovo ha speso parole importanti relativamente al battesimo. E ha battezzato alcuni adulti durante una cerimonia dal forte significato. «Gesù non resta per sempre nel sepolcro, ma risorge. Così anche noi moriamo con Gesù, ma per rinascere a una vita nuova. In un certo senso risorgiamo già con Lui, incominciamo già una vita da risorti. Certo, la pienezza della risurrezione sarà solo alla fine, al compimento della nostra vita e della storia. Ma già adesso possiamo camminare in una vita nuova e dobbiamo considerarci morti al peccato e viventi per Dio, in Cristo Gesù».
Si è passati poi al battesimo di Dalila Rafaela, Evelyne e Semina. «Noi che siamo stati battezzati da piccoli - le parole di Redaelli - abbiamo avuto un’esperienza diversa, meno scelta da noi, perché sono stati i nostri genitori a chiedere per noi il battesimo. Siamo stati in qualche modo penalizzati rispetto a queste nostre tre amiche? Sarebbe stato meglio se fossimo stati battezzati da grandi? Ma se il battesimo ci inserisce in Cristo, ci mette in comunione con Lui, ci inserisce nella Chiesa… allora non siamo noi che dobbiamo invidiare le nostre tre amiche, ma sono loro che devono per così dire invidiarci, perché fin da piccoli abbiamo avuto questo dono immenso. O non ne siete convinti?».
«Il problema vero è proprio questo. Non abbiamo dentro di noi la convinzione che ci è stato dato fin dall’inizio un tesoro: la fede, il Vangelo, la comunione profonda con Gesù. Se ce ne rendessimo di più conto, allora la nostra vita cambierebbe e anche quella di chi è attorno a noi, perché verrebbero contagiati dalla nostra gioia di essere cristiani. Il battesimo di Dalila Rafaela, Evelyne, Semina ci porta tanta gioia, perché è un dono grandissimo vedere generare alla fede delle donne, vedere che diventano figlie di Dio e parte della Chiesa. Ma la gioia per loro, una vera gioia pasquale, dovrebbe risvegliare la gioia di essere noi cristiani e cristiane. È il dono più grande che ci è stato fatto nella vita. Che il Signore ci dia la grazia di saperlo e dia anche a Dalila Rafaela, Evelyne e Semina di ricordalo e viverlo per sempre. Allora sarà una buona Pasqua per tutti.
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