Redaelli, a Trieste le funi più grandi del mondo

Servono all’estrazione di gas e petrolio: una bobina pesa 600 tonnellate. Investimento da 12 milioni
TRIESTE
Giant, gigante, ma nemmeno il nome rende davvero l’idea della macchina che la Redaelli ha costruito a Trieste per fabbricare le funi più grandi del mondo. 175 millimetri, arrotolati con una flessibilità unica su bobine alte sei metri e che pesano quasi 600 tonnellate. Serviva una macchina più grande del mondo per costruirle con fili di acciaio intrecciato (tecnicamente trefoli) e ieri la Redaelli ha usato una tra le scenografie più impressionati che si sono mai viste nel mondo della promozione industriale metalmeccanica (forse solo nel settore auto) per lanciare il «mostro» che ha iniziato da ieri (in realtà da agosto, ma ufficialmente da ieri) a produrre a Trieste.


Nel buio, davanti a un palco con centinaia e centinaia di ospiti al suono delle note di
Also spracht Zarathustra
(uno dei poemi più noti di Richard Strauss, reso famoso dal film
2001 Odissea dello spazio
), quando il sipario si è aperto, il «gigante» da 95 metri, tra fumi, luci e scintille di scena, ha iniziato a respirare creando le funi.


«Ci battiamo per essere i numeri uno al mondo e per questo a Trieste, dove abbiamo trovato condizioni straordinarie, abbiamo voluto realizzare questa macchina unica al mondo» ha spiegato l’amministratore delegato, di Redaelli, Maurizio Prete. Condizioni ideali che sono rappresentate da una posizione strategica dello stabilimento sulla cima del canale navigabile, con di fronte una banchina portuale con un fondale adatto e a fianco ancora un’industria logistica come la Artoni-Samer che oltre a trasportare con le navi i motori Wartsila ora trasporterà anche queste bobine che possono essere movimentate solo via mare e spostate solo con un carrello gigantesco sorretto da centinaia di gomme.


Flexpack, questo il nome della fune da 175 millimetri che pur essendo enorme e pesando 100 chili al metro si arrotola con una sinuosità e una flessibilità (anche grazie ai sistemi interni di lubrificazione) che non ha eguali. Funi di acciaio che saranno impiegate in settori ad elevatissima prestazione come l’ancoraggio in mare delle piattaforme offshore per l’estrazione del petrolio o del gas. Dodici milioni l’investimento fatto a Trieste dalla Redaelli che ha altri due stabilimenti in Italia e la sede principale a Gardone Val Trompia e che è tra i leader al mondo per la fabbricazione di funi da sollevamento, per strutture, impianti e funivie e si è fatta conoscere per il famoso trefolo rosso (cavo di acciaio con un’anima rossa) che l’accomuna alla Ferrari «della quale siamo fornitori» ha ricordato Prete.


La Redaelli nel 2010 ha almeno 20 progetti importanti da realizzare, un centro commerciale con una tensostruttura unica al mondo alta 120 metri in Kazhakistan, il nuovo stadio della Juventus che prende il posto del Delle Alpi, lo stadio di Warsavia che è in costruzione in tandem con la Cimolai impresa del Fvg, lo stadio di Vancouver in Canada ed altri progetti in Europa e Medio Oriente. Tra le opere anche la messa in sicurezza di monumenti ed edifici dopo il terremoto all’Aquila. «Un gruppo tecnologico e fortemente creativo – ha spiegato Prete – siamo in 300 il fatturato fino al 2008 ha toccato cifre tra i 70 e gli 80 milioni con un Ebitda del 10%. Quest’anno a causa della crisi avremo una flessione, ma raggiungeremo comunque i 60-65 milioni».


«Prima il sogno, poi il progetto e dopo la disciplina, questa è la strada che ci guida» ha detto l’ad ringraziando la città dell’accoglienza. Un’azienda unica che era stata accompagnata a Trieste nel 2005 ancora da Friulia ma che poi non è servita perchè il supporto finanziario è giunto dalla Severstal-Metiz, il colosso russo che controlla la Lucchini e a Trieste la Ferriera. Quasi senza parole le autorità, dall’assessore regionale al lavoro Alessia Rosolen che ha dato il benvenuto a un’azienda tecnologica «che investe e dà lavoro», sino alla presidente della Provincia Teresa Bassa Poropat e infine il sindaco Roberto Dipiazza, entusiasta: «Sono fuggito da un convegno dove sentivo solo piangere e lamentarsi, sono venuto qui per respirare la positività di un investimento innovativo, unico al mondo, che farà parlare della nostra città».
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