Recupero edifici abbandonati Operazione da 31 milioni

Tesi di laurea in Architettura di una studentessa goriziana che ha censito trentun palazzi di pregio lasciati da anni nell’incuria. È un “libro dei sogni”
Di Stefano Bizzi

Una media di un milione di euro a testa, con la punta dei 7,6 milioni necessari per rimettere a posto le Casermette di Montesanto. È quanto costerebbe recuperare i 31 edifici pubblici abbandonati di Gorizia individuati da una ricerca dell’università di via Alviano. Per la precisione il conto complessivo sarebbe di 31,344 milioni. L’importo, però, si riferisce esclusivamente agli interventi di restauro conservativo, cioè la messa in funzione dell’edificio a prescindere dalla sua destinazione d’uso finale. Il dato emerge della tesi di laurea in architettura discussa dalla goriziana Marta Lombardi insieme al professor Sergio Pratelli Maffei, coordinatore dei corsi di Architettura e responsabile del laboratorio di Restauro. I numeri sono stati presentati in occasione dell’inaugurazione della mostra “Gorizia dimenticata-Villa Lousie” allestita alle scuderie di Palazzo Coronini-Cronberg fino al 26 ottobre. Oltre alle Casermette, nella lista ci sono edifici come l’ex rimessa dei tram, i bagni pubblici, la casa del custode della Valletta del Corno, l’ex dazio di via Boccaccio, la scuola Pitteri, i valichi di via Rafut e San Pietro, Casa Rassauer, Villa Frommer, Villa Louise, il collegio Filzi, la Banca d’Italia, l’ex provveditorato agli studi, la manifattura tabacchi, l’ex ospedale e la lista può continuare a lungo. Gli importi di spesa – va sottolineato – sono stati calcolati facendo riferimento a un costo medio di intervento basato sulla manutenzione ordinaria, straordinaria e di restauro conservativo e i valori unitari sono stati moltiplicati per la metratura dei singoli edifici. «Il problema è che nel momento in cui un edificio viene svuotato, inizia il degrado – spiega Marta Lombardi -. È istantaneo e i costi per il recupero si moltiplicano in maniera esponenziale con il passare del tempo. Quello che abbiamo cercato di spiegare è che gli interventi di restauro non vanno visti in maniera negativa. Questi edifici rappresentano delle potenzialità: prima di costruire ex novo una struttura, pensiamo se sul territorio ne abbiamo già una che può svolgere la stessa funzione». Sulle destinazioni d’uso degli immobili interviene il professor Pratali Maffei. Già consulente scientifico dell’Istituto regionale per le Ville venete nota: «Devono essere specifiche per il tipo di edificio. Spesso vengono scelte destinazioni d’uso non compatibili con la struttura individuata». Più in generale, sulla fotografia scattata a Gorizia ammonisce: «Ad oggi i costi sono quelli indicati dallo studio, ma mano a mano che passa il tempo, questi aumentano sensibilmente».

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