La gerarchia per guardare al futuro: il progetto "Humanaize”
A Trieste nasce con Generali un centro dedicato all’Intelligenza artificiale, ma ribadire che al posto di comando resta l’intelligenza umana rappresenta un presupposto prezioso


Il progetto di recupero di Palazzo Carciotti porta con sé una forza simbolica che è raro trovare in altre situazioni. Basta pensare alle parole dell’amministratore delegato delle Generali, Philippe Donnet, quando ricorda che è qui che nel 1831 la compagnia assicurativa mosse i primi passi.
Facile allora evocare alcune immagini: un cerchio che si chiude, un ponte tra il passato e il futuro, il rinnovo di un patto tra la società e la città. Tutto vero, tutto giusto. Ma per andare oltre le suggestioni, è utile fermarsi a riflettere sullo slogan usato per l’occasione, “Humanaize the future”. Perché ristabilisce una gerarchia che a volte viene messa in discussione: ovvero considerare l’uomo, le sue capacità, il suo ingegno, come il vero motore che ci può guidare verso un futuro che sia realmente di crescita e di maturazione complessiva.
Certo, dentro il Carciotti nasce un centro dedicato all’Intelligenza artificiale, in cui la tecnologia sarà protagonista e determinante. Deve essere così, se si vuole essere contemporanei e guardare avanti, al mondo che verrà. Ma ribadire che al posto di comando resta l’intelligenza umana, che usa la tecnologia e non ne è travolta, rappresenta un presupposto prezioso. Qualcosa che ovviamente andrà verificato nel suo dispiegarsi concreto, ma che non casualmente ha origine a Trieste, dove l’investimento sul fattore umano trova riscontro nei numeri: quelli che la qualificano come la città italiana con la più alta percentuale di ricercatori rispetto al numero degli abitanti.
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