«Recuperiamo le case Ater sfitte»

Viaggio nel quartiere di Ponziana con l’Assemblea sociale per la casa (Asc) che ha censito i tanti alloggi in abbandono
Di Gabriella Ziani
Lasorte Trieste 21/11/14 - Via Battera 28, Casa ATER, Disobbedienti
Lasorte Trieste 21/11/14 - Via Battera 28, Casa ATER, Disobbedienti

Via Orlandini, case Ater d’epoca, in soli 50 metri sono stati censiti 13 appartamenti vuoti, intorno a una corte interna ne sono stati contati 12 su sei numeri civici. In via Lorenzetti ce ne sono almeno altrettanti 12, in via Battera non si sa nemmeno quanti, ma la “lampadina” che l’Assemblea sociale per la casa (Asc) ha dipinto in rosso sulle porte degli sfitti segnala un varco aperto: dentro si vedono nel buio due locali, una cucina e un bagno incrostati, scrostati e assai puzzolenti, l’abbandono è di decenni, i “senza casa” (e l’assemblea Asc che li ascolta) chiedono che si passi ad azioni autorizzate di “autorecupero”, anche se Trieste non è la “banlieu” di Milano e Roma dove ormai sulle occupazioni di casa è scoppiata la guerriglia urbana. «Gli occupanti sono molti - certifica Luca Tornatore della Asc e della Casa delle culture (in sfratto per morosità)-, noi siamo contrari alle autoassegnazioni, siamo per la legalità. Ma viene prima la legalità o avere un tetto sulla testa?».

Siamo a Ponziana, «quartiere - afferma l’Asc - affetto da un morbo che sembra ormai incurabile, l’Ater, che ha infettato da decenni la maggior parte degli appartamenti del rione, e molti sono alla fase terminale: vuoto, degrado, muffe. La nebbia della burocrazia e l’ignavia istituzionale sono state il suo brodo. L’antidoto è la molecola “AA”: autoassegnazione e autorecupero». Al di là del forte linguaggio comunicativo, Tornatore e i suoi sono pacati, conoscono le risposte dell’Ater, che vende appartamenti piccoli e isolati rispetto al “corpus” delle sue proprietà, ma si rifiutano di capire come tanti altri siano lasciati in degrado: «Di fronte al bisogno di un tetto la risposta è “non si può”. Oppure si può ma non si fa. Se le amministrazioni servono solo per dire che c’è crisi e non ci sono soldi, allora mi candido anch’io, che per umiltà non mi sono candidato».

La fotografia di come si può finire in una casa occupandola e basta è nella storia da copertina di Angela e Livio (qui sotto), mentre la passeggiata a Ponziana organizzata dall’Asc si concentra sulle finestre sbarrate del quartiere. «A Venezia - prosegue Tornatore - il sindaco ha concesso ai Centri sociali un progetto chiamato “Ri-Biennale”: si recuperano i materiali degli edifici dismessi dalla Biennale per aggiustare case sfitte. Agli amministratori chiediamo uno scatto di fantasia: perché da noi è impossibile? Tanti giovani potrebbero lavorare come edili e idraulici, un “recupero” in tutti i sensi».

Chi ha occupato le case si sta dando da fare col vicinato. Taglia l’erba dei giardinetti, organizza piccoli incontri conviviali. «Non sappiamo come entrano, chi sono - dice prudentemente Tornatore -, non siamo un’agenzia della casa, facciamo da tramite tra il problema e le istituzioni, questo è un quartiere difficile, anche a causa di queste situazioni». L’Asc ha fatto il conto: «Alloggi privati a Trieste, 11 mila sfitti. In lista per una casa Ater 4-5000 famiglie. In vendita, dell’Ater, centinaia di appartamenti. Un milione di metri quadrati in abbandono. Lo scandalo di largo Niccolini dove un edificio nuovo da 3 anni non può essere assegnato». Su tutto il Piano casa del governo «che per ripristinare la legalità taglia le utenze e dà lo sfratto anche a chi ha ormai ottenuto la residenza in quell’appartamento a suo tempo occupato. Taglia e toglie, ma un tetto “legale” non lo dà. Ci appelliamo al prefetto: accompagnare le persone, non prendersela coi poveri cristi».

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