Recuperati quattro corpi dal B24 di Grado VIDEO E FOTO

Terminati i lavori di ricerca nel relitto del bombardiere Usa precipitato nel 1945. Riserbo sui risultati ufficiali
Romania --- Fire over Ploesti, Romania, August 1, 1943. "Hell's Wench," a B-24 badly damaged by anti-aircraft artillery fire, led the 93rd Bombardment Group in its daring low level attack on the oil refineries at Ploesti, Romania, which supplied two-thirds of Germany's petroleum production at that stage of World War II. Addison Earl Baker and his crew were killed in the crash of the Hell's Wench. Oil on canvas, by Roy Grinnell. | Location: Ploesti, Romania. --- Image by © Corbis
Romania --- Fire over Ploesti, Romania, August 1, 1943. "Hell's Wench," a B-24 badly damaged by anti-aircraft artillery fire, led the 93rd Bombardment Group in its daring low level attack on the oil refineries at Ploesti, Romania, which supplied two-thirds of Germany's petroleum production at that stage of World War II. Addison Earl Baker and his crew were killed in the crash of the Hell's Wench. Oil on canvas, by Roy Grinnell. | Location: Ploesti, Romania. --- Image by © Corbis

GRADO. Torneranno forse presto a casa quatto tra Howard Hanson, Clarence Dragoo, Richard Horwitz, Lawrence Nelly, Thomas M. McGraw e Lawrence Brady. Questi sono i nomi di sei degli undici uomini dell’equipaggio morti nell’abbattimento del loro bombardiere B24, precipitato al largo di Grado il 28 febbraio del 1945.

Dopo tre mesi di immersioni continuate sul relitto dell’apparecchio i subacquei americani del Dpaa/Jpac, l’ente del dipartimento della Difesa Usa che si occupa della ricerca dei “missing in action” - i militari americani deceduti o scomparsi in tutte e guerre -, hanno finito il loro non facile lavoro e sono partiti a bordo della nave appoggio della VI Flotta “Grasp”, che è stata la loro base operativa da agosto fino a oggi.

Il risultato delle operazioni di scavo intorno al rottame del grande aereo è il ritrovamento dei resti di almeno quattro dei sei aviatori “missing in action” (nessuno sopravvisse all’ammaraggio, ma i corpi degli altri cinque uomini dell’equipaggio furono recuperati a distanza di tempo e in diverse circostanze). Più il recupero di numerose dotazioni individuali come i paracadute e le maschere per l’ossigeno, oltre ad alcuni oggetti personali. Di chi sono quei resti si saprà solo dal confronto del Dna con i campioni prelevati ai parenti degli scomparsi.

Sul relitto del B24 Usa al largo di Grado: mille sorprese

I quali parenti, dall’altra parte dell’oceano, aspettano con ansia di sapere i risultati del lungo lavoro di ricerca e di scavo sul relitto del bombardiere. Molti, a cominciare dalle squadre della Protezione civile di Grado, che sin dall’inizio hanno fornito appoggio, materiali e informazioni ai sommozzatori americani (senza contare il loro ruolo fondamentale nell’identificazione dell’apparecchio, avvenuta solo nel 2013, grazie agli studi e alle ricerche dello storico Freddy Furlan), aspettavano una conferenza stampa per dare pubblicamente conto di quanto fatto. Ma dopo vari annunci, rinvii e smentite la conferenza stampa non c’è stata, e il personale americano se n’è andato senza dare conferme o dettagli sui risultati delle operazioni in mare.

Silvano Trieste 17/10/2015 La nave Americana Grasp
Silvano Trieste 17/10/2015 La nave Americana Grasp

Un silenzio che non è piaciuto soprattutto ai parenti degli scomparsi: «Non riesco a capire questa reticenza», ha più volte affermato dalla Georgia James Fox, nipote del sergente Thomas M. McGraw, uno degli aviatori del B24 scomparsi nel nostro golfo. Fox è uno fra i civili più attivi nel chiedere venga fatta luce sul destino dei “missing in action”, e dalla sua personale pagina Facebook, e quella da lui appositamente creata “B-24 wreck found near Grado Italy”, raccoglie adesioni e lancia appelli perché si faccia in fretta. E si arrivi a un buon risultato come è stato per il sottotenente Harry McGuire, navigatore a bordo di un altro bombardiere B24, quello precipitato nella laguna di Grado il 30 gennaio 1944, i cui resti sono stati recuperati, restituiti ai parenti e sepolti lo scorso giugno con una solenne cerimonia al Jefferson National Cemetery di St. Louis, Missouri.

Ma se le autorità tacciono, a raccontare quel dramma lontano rimane il relitto del bombardiere in fondo al mare. Ormai quasi del tutto disintegrato, dell’apparecchio, che si spezzò in più parti al momento dell’ammaraggio, rimangono in pratica solo le grandi ali.

Più cumuli di rottami raccolti dai subacquei americani che hanno scavato con la sorbona vere e proprie trincee di sabbia in un raggio di diverse decine di metri. Non ci sono più nemmeno i sedili dei due piloti - là dove sedevano Howard Hanson ed Edward Betz -, scalzati nel tentativo di entrare nei recessi dell’aereo. Senza contare che in settant’anni sia le reti a strascico sia i turisti subacquei a caccia di cimeli avevano già fortemente danneggiato le strutture di quanto rimasto dell’apparecchio.

I resti di un altro aviatore nel relitto del B24 a Grado
Placeholder

«Ormai resta davvero poco», commenta Giuliano Felluga, responsabile della Protezione civile di Grado, da anni dedito alla tutela del relitto e a capo delle squadre di sub che trovarono il timone di coda dell’aereo con la matricola di identificazione e i primi resti umani.

Oggi davanti agli occhi dei subacquei che visitano il bombardiere sul fondo del mare compare, oltre e sotto le gigantesche ali, un confuso coacervo di cavi, componenti elettronici, manometri, munizioni ormai innocue, le parti più riposte di quella che fu una grande macchina da guerra e che adesso ospita la quieta vita del mondo sommerso. E mentre un simpatico grongo, seguito da un famelico pesce San Piero, esce regolarmente a salutare da vicino i turisti subacquei dalla tana ricavata sotto l’enorme ruota del carrello, il silenzio avvolge l’ultima testimonianza di quel dramma di settant’anni fa, uno dei tanti della Seconda guerra mondiale la cui eco e memoria arriva fino a noi.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo