Record di enti pubblici nel Fvg: sono 243

La Cisl denuncia: troppi doppioni. Il governatore replica: un tavolo subito, riforma delle Province entro la legislatura
Di Marco Ballico

TRIESTE

Il Friuli Venezia Giulia, lo certifica il Conto annuale della Ragioneria dello Stato, è una Regione pubblica: la percentuale di dipendenti statali, regionali, degli enti locali e delle partecipate, è superiore al 7% in rapporto alla popolazione. Ma c’è anche, collegato, un numero record, quello degli enti pubblici distribuiti sul territorio regionale. Sono 243, rende noto la Cisl. Troppi, decisamente troppi, anche tenendo conto che la maggior parte (218) sono i comuni distribuiti da Tarvisio a Lignano, da Trieste a Pordenone. La conseguenza è che ci sono anche numerose competenze sovrapposte. Quello che fa la Regione lo fanno pure la Province, a volte: si pensi per fare un esempio alle istanze di contributi per le associazioni sportive, capita di non sapere a chi rivolgersi. L’occasione per ragionare di un’opportuna riorganizzazione, ieri a Palmanova, l’ha data il convegno, promosso dalla Cisl funzione pubblica, “Riorganizzazione e razionalizzazione nella pubblica amministrazione del Fvg", al quale, assieme ai vertici regionali dell'organizzazione sindacale, è intervenuto il segretario nazionale Giovanni Faverin. E proprio Faverin ha messo sul tavolo quel numero altissimo, 243, e commentato: «Va posta fine a un'autonomia istituzionale che ha piuttosto l'aspetto di anarchia». Occorre dunque «semplificare gli enti istituzionali – ha proseguito il segretario – e mettere mano ai troppi livelli dirigenziali, attraverso un processo graduale di ridisegno, articolato nel tempo e condiviso con le parti sociali». Assist accolto da Renzo Tondo. Il presidente della Regione, che prevede entro la legislatura la riforma della Province, «per rafforzarne i compiti», e un percorso di aggregazione tra comuni, risponde positivamente alla richiesta di aprire subito un tavolo «continuativo e strutturato» di confronto sulle diverse partite in atto (legge Garlatti sulla previdenza, legge a suo nome sul riordino Erdisu e case popolari, riforma degli enti pubblici e riorganizzazione sanitaria), ma anche condivide la ricetta Cisl specialmente sull’esigenza di avviare «un’azione educativa convinta» rispetto ai processi in questione. Nessun colpo di mano, dà per certo il governatore, ma un percorso di ragionamenti «che non dovranno aver paura della parola razionalizzazione, vale a dire che ci prenderemo carico delle diverse problematiche e le affronteremo usando la ragione per fare della pubblica amministrazione Fvg un autentico motore dello sviluppo». I paletti? «No ai tagli lineari del personale, sì a ragionamenti condivisi». «Ogni decisione – insiste Tondo – continuerà a essere improntata a ridare una percezione positiva di ciò che è pubblico, a offrire alle imprese semplificazione, meno burocrazia, celerità nelle risposte. Perché il sistema pubblico deve diventare un valore aggiunto». Così anche sul fronte della sanità, con Tondo che ribadisce la sua preferenza per la soluzione dell’Azienda unica, «che nelle Marche funziona», ma non forza: «Non è un totem, sono disposto anche a cambiare idea sulla base di proposte convincenti purché non ideologiche. Quelle che ho trovato finora». Un botta e risposta quello di ieri sul filo del dialogo – Tondo non ha nascosto di considerare la Cisl «il sindacato più responsabile» – , con il segretario della Fp regionale Pierangelo Motta che auspica «scelte di sobrietà, a tagliare gli sprechi e salvaguardare il personale». Palla al centro per il governatore, che rilancia, elencando le scelte già adottate (taglio dei dirigenti, rinnovo del biennio economico del comparto unico, riduzione dei cda, «perché non sono più i tempi delle vacche grasse») e annuncia che il modello della riforma delle comunità montane «sarà esportato anche ad altri enti locali». E sul versante caldo della sanità? Tondo pensa al riordino delle specialità ma garantisce massima disponibilità a trattare e a confrontarsi. Disponibilità ben accolta dalla Cisl, con il segretario regionale Giovanni Fania che punta sul ruolo insostituibile della concertazione, ottiene il tavolo e una buona sponda nel governatore.

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