Recalcati inaugura Telemaco Trieste «Dedicato ai giovani»

Lo psicoanalista e scrittore Massimo Recalcati sarà a Trieste oggi per inaugurare ufficialmente la sede triestina di Telemaco, centro di clinica psicoanalitica dell’infanzia e dell’adolescenza. Recalcati terrà un intervento intitolato “Il buon incontro: l’ascolto dell’infanzia e dell’adolescenza a Telemaco” in cui illustrerà il metodo dell’associazione con sede in via Carducci 8. L’incontro sarà riservato agli operatori del settore.
Come si esprime oggi il disagio giovanile?
Il disagio giovanile del passato era caratterizzato dal conflitto tra le generazioni: quelle vecchie che rappresentavano l’ordine costituito e quelle nuove che incarnavano l’esigenza del cambiamento. In altre parole quel disagio aveva come sua cifra fondamentale il dissidio tra il desiderio e la Legge. Oggi mi pare che le cose siano diverse. In sintesi estrema potrei dire che il problema non è più quel dissidio, né il conflitto tra le generazioni, ma la difficoltà dei nostri figli di accedere all’esperienza del desiderio, di avere un proprio desiderio. Non è un caso che una delle forme cliniche prevalenti di questo disagio sia la depressione.
Com’è nato e qual è lo scopo di Telemaco?
Telemaco è il nome che ho dato alle nuove generazioni. Non quelle del disagio ma quelle del riscatto. La generazione Telemaco sono i figli che hanno deciso di impugnare il proprio destino, di non limitarsi ad attendere il ritorno – impossibile – del padre ma di rischiare il proprio viaggio di giusti eredi. Di qui è nata una istituzine che porta il nome del figlio di Ulisse è che ha già diverse sedi in Italia: Milano, Genova, Pavia, ed ora Trieste.
Quali sono le peculiarità dell’approccio di Telemaco?
Si offre ai giovani una possibilità di ascolto e, dunque, di parola. È essenziale. Trovare qualcuno che ascolta la propria parola è trovare un tesoro. Perché trovare la propria parola è trovare il proprio desiderio.
Perché nelle scuole proliferano le diagnosi infantili?
Oggi si rischia di fare un uso inflattivo della psicologia a scuola. Ogni comportamento difforme dalla norma rischia di essere giudicato anormale, di essere medicalizzato, diagnosticato, appunto, come un sintomo. Un bambino vivace diviene iperattivo; una piccola fobia alimentare è sufficiente per avallare una diagnosi di anoressia. La dislessia non si nega a nessuno.È un’onda lunga del nostro tempo: la spinta alla medicalizzazione, a ridurre la vita alla normalità, ovvero ad un norma che non esiste. Dovremmo invece imparare a sostenere le vite storte, le anomalie, le eccentricità dei nostri figli, perché laddove la vita si rivela difforme mostra se stessa, la propria singolarità.
Ricorre l’anniversario della legge Basaglia.
Basaglia ha avuto il coraggio di porre il problema della follia come condizione umana. Una possibilità che investe la vita umana come tale. Di qui la sua critica all’istituzione manicomiale la quale invece tendeva a segregare la follia, a separarla dall’umano. Si può capire quindi l’importanza dell’apertura dei manicomi. Il ritorno della violenza diagnostica al quale stiamo assistendo sembra non concentrarsi più sui folli ma diffonde la malattia ovunque. Se si legge il DSM V nessuno sfugge alla diagnosi di malato mentale. È un paradosso dell’igenismo contemporaneo. g.tom.
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