Realtà aumentata, video e visite per scoprire il futuro Porto vecchio di Trieste
Presentata la campagna di comunicazione digitale del Comune che proseguirà fino al 14 ottobre. Sul posto sono state installate sei grandi stazioni infografiche
TRIESTE Quali trasformazioni porteranno al Porto vecchio i progetti approvati e finanziati, come il Parco lineare, il Museo del mare o la cabinovia? Il Comune si accinge a raccontarlo con una massiccia campagna di comunicazione digitale rivolta a cittadini e investitori: lo scopo è raccontare come si evolverà lo scalo (anche) attraverso la realtà virtuale. La campagna, costata circa 50 mila euro, andrà da oggi al 14 di ottobre, e include un sito (www.portovivotrieste.it), video, visite virtuali e fisiche, totem giganti e la possibilità di osservare i progetti del Porto vecchio attraverso la “realtà aumentata”.
L’iniziativa è stata presentata nel Salotto azzurro municipale dal sindaco Roberto Dipiazza e dagli assessori al Patrimonio Elisa Lodi e al Bilancio Everest Bertoli. In cosa consiste la campagna?
Innanzitutto c’è un sito, in italiano e in inglese, ove figurano ovviamente le schede dei principali progetti (bosco urbano, viale monumentale, cabinovia e Museo del mare) e i video di presentazione dei loro progettisti.
Le sezioni più curiose sono quelle dedicate all’esplorazione virtuale: grazie a un dipendente in possesso della costosa strumentazione necessaria, il Comune ha mappato il Porto vecchio con dei droni (e risorse interne). Ciò ha consentito di creare una sezione di video dello scalo dall’alto, ma soprattutto un modello 3d. Il modello è stato poi impiegato in un video che svela per la prima volta il progetto dalla cabinovia nel suo insieme, comprese la stazione di mezzo e quella dell’altipiano.
Un’altra sezione consente un tour virtuale dell’area con un sistema analogo a “Google Street View”: delle icone in corrispondenza degli edifici consentono di vedere video, rendering e le caratteristiche dei progetti. Funziona anche con un visore 360.
Il sito è online e consultabile da venerdì, ma la campagna prevede anche una parte “fisica”: sia sul sito che allo stand comunale di Barcolana sarà possibile prenotare delle visite guidate (in programma dal 3 al 14 ottobre alle 10 e alle 14 dei giorni feriali) allo scalo, dove sono state posizionate sei grandi installazioni infografiche (sorvegliate da telecamere), in italiano e inglese, su tutti i progetti. Allo stand di Barcolana si potrà provare anche il virtual tour (che verrà poi trasferito al Magazzino 26). A completamento sono stati realizzati un roll-up e 10 mila cartoline con il Qr code per il sito.
Gli strumenti messi in campo sono stati illustrati da Vittorio Sgueglia Della Marra, del Servizio informazione istituzionale e open government, che ha curato il progetto assieme ad altri uffici comunali e con il progetto grafico e multimediale della società Divulgando Srl.
In apertura della cerimonia è stato proiettato il nuovo video promozionale, poi ha preso la parola Bertoli: «L’orizzonte temporale dettato dal Pnrr è il 2026, perciò abbiamo voluto comunicare a cittadini e investitori il lavoro che il Comune sta facendo. In 4 anni la “città proibita” sarà così». L’assessore ha rivendicato la scelta di anticipare i fondi per i progetti: «C’è chi vuole ora portarci in Procura per questa scelta (un riferimento ai ricorsi annunciati dal comitato “No ovovia”), ma se ora siamo pronti a partire è soltanto perché abbiamo fatto i compiti per tempo». Così invece Lodi: «L’obiettivo è far comprendere alla cittadinanza e fuori da Trieste la portata di una rigenerazione urbana unica in questo momento. Non si tratta di idee, ma di progetti pronti».
In chiusura il sindaco, che nel suo intervento ha citato le parole di lode che l’architetto Kipar ha riservato alla scelta del Comune di «riqualificare l’area a partire dagli spazi pubblici». Dipiazza ha parlato del piano di rinascita del Porto vecchio come una possibilità di rilancio anche demografico per la città: «Stiamo preparando un’area straordinaria per attirare investitori e fare crescere la città, così come ha fatto Maria Teresa d’Austria».
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