Razeto: «Porto vecchio, economia ko»
Dopo l’abbandono di Portocittà dal progetto di riqualificazione del Porto Vecchio, l’economia già sofferente della città ne esce ulteriormente ridimensionata. A questa “botta” potrebbe aggiungersi proprio domani un ulteriore drammatico tassello perché il commissario straordinario della Lucchini, Piero Nardi potrebbe annunciare ufficialmente la prossima chiusura della Ferriera di Servola che oltretutto segue solo di qualche mese il forte ridimensionamento della Sertubi. La componente industriale in provincia è già sotto la soglia minima di incidenza sul Pil (10%), mentre anche l’edilizia in forte sofferenza non potrà trarre a breve ossigeno dagli interventi appunto in Porto Vecchio. Impossibile pensare che sia il turismo, seppur in lieve crescita, a risollevare le sorti complessive. É in questo quadro a tinte sempre più fosche che si inserisce uno dei più sofferti interventi di Sergio Razeto da quando è al vertice degli industriali locali. «Confindustria Trieste - rileva Razeto - ritiene un duro colpo per il territorio l'annuncio di Portocittà di voler interrompere le attività previste dalla concessione per la riqualificazione del Porto Vecchio di Trieste». E qui non può non inserirsi una considerazione di quadro complessivo in riferimento anche ad altri progetti abortiti: «Nell'attuale contesto generale e locale, che vede lo stallo di investimenti che potrebbero dare rilancio all'economia, come il rigassificatore, la centrale a biomasse, e l'avanzare con lentezza della questione bonifiche del sito inquinato, questa decisione, se definitiva, va ad aggravare un quadro di per sè già difficile».
«É un quadro dai colori estremamente foschi - aggiunge Razeto - cui si aggiungono le gravi situazioni di criticità che investono molte imprese del nostro territorio. È necessario pertanto chiarire con urgenza - questo l’obiettivo che si pone anche il presidente degli industriali locali - il contesto giuridico dell'area del Porto Vecchio, perché ogni imprenditore per poter effettuare questo tipo di investimenti ha bisogno di certezze per promuovere il suo progetto verso gli investitori e le istituzioni finanziarie che ne supportano l'iniziativa».
Una necessità che è stata rilevata più volte nel corso degli ultimi anni, ma che non ha mai ottenuto risposta perché sulla questione del Punto franco il governo benchè sollecitato dal sindaco Roberto Cosolini e dall’ex prefetto Alessandro Giacchetti non è mai intervenuto. «Abbiamo già da tempo affermato -continua Razeto - come l'area del Porto Vecchio nella sua estensione più rilevante non presenti più le caratteristiche per assolvere a funzioni strettamente portuali, e come il regime di Punto franco potrebbe invece risultare utile alle attività del Porto nuovo. In questo momento è assolutamente fondamentale quindi -conclude il presidente di Confindustria Trieste - risolvere la questione del Punto franco, per consentire di restituire gli spazi non solo agli imprenditori che vogliono investirvi, ma anche alla città per l'insediamento di nuove attività e per il futuro dei giovani».
Non esattamente sulla medesima lunghezza d’onda invece il presidente della Regione Renzo Tondo che non prende una posizione decisiva né nella diatriba tra Authority e Portocittà, né sulla questione dello spostamento del Punto Franco. «Fermo restando che il recupero e il riutilizzo delle aree di porto sono e restano un passo di estrema importanza per lo sviluppo della città di Trieste - afferma Tondo - il Piano regolatore del Porto Vecchio, approvato nel 2007, prevedeva già un uso misto dell’area sul modello di Cape Town. È quindi possibile coniugare l’attività portuale, connessa alla zona franca, a un’attività di servizi, turistica e residenziale. In quest’ottica l’intero comprensorio del Porto Vecchio rappresenta un importante opportunità sia di rilancio della città in chiave economica, sia in termini di occupazione».
«Prima di esprimere giudizi - conclude però il governatore - credo sia importante riflettere su dati oggettivi anche alla luce del prossimo Comitato portuale. Resta inoltre da capire il perchè imprese serie come quelle attualmente impegnate abbandonino progetti nei quali hanno investito capitali importanti. È stato depositato un ricorso al Tar e quindi la magistratura amministrativa avrà modo di stabilire la reale entità delle problematiche emerse; ciò detto credo sia opportuno avere più elementi di valutazione che non mancherò di chiedere ai soggetti coinvolti».
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