Razeto: imprese pronte al trasloco in Slovenia
Il presidente Razeto: irrisolto il nodo-bonifiche, Bertocchi è un’alternativa sicura
Sergio Razeto
TRIESTE.
«L’ampliamento della zona artigianale di Bertocchi, in Slovenia, con la realizzazione di un’area dedicata alle piccole e medie imprese, a pochi chilometri da Muggia, rappresenta uno sbocco anche per il tessuto imprenditoriale giuliano e per quelle aziende che vogliono insediarsi ai margini del Nordest italiano». Un’opportunità, quindi. Non un ostacolo. Così il presidente dell’Associazione degli industriali di Trieste, Sergio Razeto, vede i nuovi investimenti previsti nella vicina Capodistria, sostenuti anche da finanziamenti europei.
«In un’ottica di integrazione e di apertura al mercato globale - sottolinea Razeto in una nota - la proposta localizzativa di Bertocchi sarà valutata dalle nostre imprese come un’alternativa certa, a fronte dell’insicurezza generata dall’ancora irrisolto problema delle bonifiche». Un nodo che per Trieste continua a trascinarsi, generato da «una delimitazione del Sito di interesse nazionale definita forse con superficialità e in un contesto economico diverso dall’attuale», mette in evidenza il numero uno degli Industriali triestini. Che prosegue ricordando come «da oltre dieci anni le imprese industriali, artigiane e commerciali insediate in tale sito non possono investire nelle aree di loro proprietà per sviluppare i loro business, e gli enti preposti all’attrazione di nuove aziende non sono in grado di offrire terreni o strutture, garantendo procedure e tempistiche certe».
Sul fronte dell’Accordo di programma predisposto dal ministero dell’Ambiente «in varie bozze», evidenzia il leader degli Industriali, non arrivano novità ufficiali. Per Razeto comunque quel testo non è la soluzione, bensì alla fine «diventa uno strumento che va a penalizzare proprio il tessuto delle piccole e medie imprese che operano su tale area che, pur non colpevoli dell’inquinamento, vengono chiamate a corrispondere un danno ambientale che non hanno contribuito a generare».
La nuova area artigianale di Bertocchi porterà l’Assindustria a valutare «al meglio le condizioni e le ipotesi di collaborazione che ci saranno proposte. Questa non vuole essere assolutamente una minaccia», chiarisce Razeto auspicando «comunque una soluzione accettabile e veloce sul tema delle bonifiche». Non una minaccia, dunque, bensì «la constatazione di un percorso che in qualche maniera si è già innescato. L’eventuale scelta di insediarsi nella vicina Slovenia non sarà presa sicuramente a cuor leggero, nella consapevolezza che tale ipotesi ridurrà il nostro apporto all’economia locale (in termini di tasse, imposte, indotto, ricadute occupazionali, ndr). Ma il difficile momento congiunturale - chiarisce Razeto - impone alla nostra categoria una reazione immediata, per non perdere almeno questa opportunità». A fare la differenza, in questo senso, è «la capacità della vicina Slovenia di fornire, con tempi rapidi, risposte concrete alle esigenze di sviluppo dell’economia», conclude Razeto.
Intanto, «se lavorano per creare una nuova zona artigianale, evidentemente avranno già delle richieste». E non solo dai loro stessi connazionali. Lo fa capire chiaramente il presidente dell’Ezit, Mauro Azzarita, che ovviamente non resta indifferente in merito all’area di Bertocchi. «Avevamo già ipotizzato da tempo - dice Azzarita - il trasferimento in Slovenia per quelle aziende che vogliono crescere ma che da noi non hanno la possibilità di farlo a causa dei noti problemi del Sito inquinato. Oltre a queste, anche nuove realtà potrebbero prendere in considerazione l’opportunità di aprire direttamente oltre l’ex confine». Anche perché in terra triestina, sulla questione bonifiche «al momento non c’è nessuno spiraglio - aggiunge Azzarita -. Ci hanno incastrato in maniera meravigliosa. Eppure è urgente trovare una soluzione: la politica deve prenderne atto».
La crescita di Capodistria è confermata anche nel settore portuale. E proprio su questo il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti focalizza l’attenzione: «Ci sono altri porti, come Capodistria, Venezia, Ravenna, che si muovono veloci. Trieste? Proprio Venezia presenta un mega-progetto che si mette in concorrenza con il superporto Unicredit e, in più, fa promozione in Austria. E noi, oltre agli annunci e a scaricare responsabilità sugli altri, cosa facciamo? La promozione del porto di Trieste dov’è?». Un attacco evidente in primis all’azione dell’Autorità portuale. Cui segue l’impegno della Camera di commercio a «riunire gli imprenditori di Trieste e di Gorizia per creare una società che appoggi il progetto Unicredit e sia pronta ad entrare anche in Unicredit Logistics», annuncia Paoletti.
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