Raspar torna dietro l’obiettivo per “catturare” il Carnevale

Nonostante gli acciacchi, alla sfilata c’era uno dei decani della fotografia bisiaca Il ritrattista di generazioni di sposi ha reso omaggio alle maschere in corteo
Bonaventura Monfalcone--foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone--foto di Katia Bonaventura



Tra tanti fotografi amatoriali dotati di smatphone a seguire la festa del martedì grasso a Monfalcone c’era anche uno dei decani monfalconesi della professione, Pino Raspar, i cui 60 anni di carriera sono stati celebrati in città con una mostra nella Galleria comunale d’Arte contemporanea. Alle prese con qualche acciacco dovuto all’età negli ultimi anni, l’82enne Pino Raspar è però ritornato martedì pomeriggio a fissare con una fotocamera digitale carri e gruppi mascherati, i volti e le maschere assiepati lungo il corso della sfilata. Così diversi e allo stesso tempo così uguali nella voglia di divertirsi a quelli che spuntano in piazza della Repubblica in un’immagine del 1974 in cui campeggia un Sior Anzoleto, alias Orlando Manfrini, decisamente meno canuto, assieme alla sposa del tempo, Barbara Chesini, rigorosamente in minigonna.

«È stata un’uscita decisa all’improvviso quella di Carnevale», spiega la figlia di Pino, Giuliana, che, ereditata la passione e la professione del padre, gestisce un negozio di fotografia in piazza della Repubblica. Una sorpresa quella che Pino Raspar, di nuovo con una macchina fotografica in mano, intento a scattare lungo tutto il corso della sfilata, nonostante le difficoltà dovute all’età, ha fatto ai moltissimi monfalconesi che l’hanno riconosciuto e salutato.

In decenni di carriera Pino Raspar ha catturato del resto non solo attimi di cronaca epocali (come, nel 1972, il tentato dirottamento di un piccolo passeggeri Fokker nell’aeroporto di Ronchi dei Legionari a opera di un ex parà, Ivano Boccaccio), ma anche tanta vita quotidiana, le ricorrenze, le cerimonie religiose. Raspar è stato a lungo il fotografo che i monfalconesi chiamavano in occasione di nozze, battesimi, prime comunioni e cresime, oltre che un testimone attento di altri aspetti della vita della città, raccontandone di fatto la trasformazione dopo la seconda guerra mondiale. Dalla demolizione dell’enorme “teleferica” che trasportava le lamiere all’interno del cantiere navale, prima della realizzazione del bacino e della nuova linea di produzione, alla costruzione dell’albergo Excelsior e all’urbanizzazione delle periferie. E poi gli scatti dall’alto sulla piazza piena non di gente in occasione della Cantada, ma di operai in sciopero, con le camionette dei carabinieri in corsa.

Già, perché Raspar è stato anche un fotoreporter, testimone di alcuni eventi che rientrano a pieno titolo nella storia del territorio e del Paese, dalla visita del presidente della Repubblica Antonio Segni alla sosta il 21 aprile del 1967 al Caffè Carducci di Nino Benvenuti ed Emile Griffith, protagonisti di un’epica sfida in tre incontri per il titolo mondiale dei pesi medi proprio in quegli anni. —



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