Raro intervento di protesi al gomito all’ospedale Maggiore

L’Ortopedia triestina ha chiesto anche una consulenza a Firenze: «Tecnica sperimentale, ma la paziente sta benissimo»

È arrivato anche un consulente dall’ospedale fiorentino Careggi per assistere l’Ortopedia dell’ospedale Maggiore in un’operazione così raramente tentata in Italia e anche a Trieste da essere tuttora solo sperimentale. Ma una signora di 79 anni ha accettato il rischio, e adesso è tornata a casa perfettamente “funzionante”: ha recuperato l’uso del braccio grazie a una protesi applicata al suo gomito.

Molto contento per essersi deciso a questo passo, e naturalmente per l’ottimo esito, è anche il medico, Marcello Cusitore, che dallo staff dell’Ortopedia del Maggiore è passato adesso a dirigere come direttore “facente funzioni” l’intero reparto.

Il caso della signora triestina, “giovanilissima” dice il dottore, era particolarmente sfortunato. Caduta accidentalmente nel marzo dello scorso anno, si era rialzata da terra con una frattura e una lussazione al gomito. E aveva subìto un intervento chirurgico. Ma a distanza di tempo, come effetto postumo del trauma, le si era sviluppata un’artrosi potente, con dolori atroci e scarsa funzionalità del braccio. Una cosa particolarmente invalidante, né tanta fisioterapia né molti farmaci erano stati d’aiuto.

«Infine la signora è arrivata qui al Maggiore - racconta Cusitore - e le ho prospettato la protesi, che però a Trieste in 12 anni è stata applicata solo cinque volte. Questa protesica, ancora poco nota, si è sviluppata anche tecnologicamente proprio in questi ultimi 10 anni, ma tuttora viene applicata solo in rarissimi casi, e soltanto in centri iperspecialistici, perché è un intervento molto complesso: al gomito fanno riferimento almeno tre-quattro articolazioni, e tanti legamenti».

La protesi è stata appositamente ordinata e acquistata all’estero. Per cautelarsi, l’ortopedico e l’Azienda ospedaliera hanno concordato di avvalersi di una consulenza: «Abbiamo chiamato il prof. Renzo Giovanni Angeloni dell’Ortopedia del Careggi di Firenze, anche direttore della scuola di specializzazione in Ortopedia della mano, uno dei massimi specialisti italiani. A quattro giorni dall’intervento la nostra paziente muoveva già il braccio, e le abbiamo eliminato tutto il forte dolore».

C’è sempre una prima volta, e questo risultato incoraggia a insistere su una specializzazione, dove attualmente è Pordenone il punto di riferimento, specie per la chirurgia della mano: «L’ortopedia - specifica Cusitore - sta diventando sempre più iperspecialistica, sulla scia di quanto avvenuto negli Stati Uniti: chi opera solo il ginocchio, e chi solo la mano. E questo sarà il futuro anche da noi, si tratta solo di sviluppare sempre meglio la tecnica delle protesi, la teoria è notissima».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo