Rapina da 3 milioni a Cervignano, i basisti patteggiano

Pene sospese per la coppia che fornì aiuto agli autori del colpo alla CariFvg da cui sparirono soldi e oggetti sacri
Maschere e attrezzi usati nella rapina a Cervignano
Maschere e attrezzi usati nella rapina a Cervignano

CERVIGNANO. Della banda di siciliani che il 3 giugno del 2014 fece irruzione alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia, a Cervignano, razziando soldi e oggetti sacri per un bottino complessivo di 3 milioni di euro, erano considerati i basisti: Rosario Vizzini, 39 anni, vigile del fuoco volontario con casa a Cervignano, e la sua compagna Angela Lo Vasco, 37, residente a Udine, entrambi originari di Palermo, avevano offerto al commando in trasferta dall'isola il “covo” in cui alloggiare e programmare quella e la successiva tentata rapina alla filiale udinese del Monte dei Paschi di Siena, in via Poscolle.

Ieri, per entrambi è arrivata l'ora della sentenza. La prima, dopo l'arresto di tutti i componenti del gruppo criminale, avvenuto tra il 5 novembre e il 19 dicembre scorsi, nel corso delle indagini coordinate dal pm Andrea Gondolo.

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Lo stesso che ha prestato il consenso alla definizione del patteggiamento concordato con i loro difensori, avvocati Nino Orlandi e Giovanni Stellato, e applicato dal gip Daniele Faleschini Barnaba: 2 anni di reclusione e 600 euro di multa per lui, un anno e sei mesi e 400 euro di multa per lei, con concessione delle attenuanti generiche prevalenti su aggravanti e recidiva per il comportamento processuale tenuto e del beneficio della sospensione condizionale della pena, oltre che con revoca delle misure cautelari in corso (rispettivamente, l'obbligo di dimora e l'obbligo di presentazione).

Le posizioni di entrambi erano state stralciate e ridimensionate in corso d'indagine. A carico di Vizzini erano rimaste le accuse di concorso nella rapina di Cervignano e nella tentata rapina di Udine, mentre per la sua compagna era sopravvissuta soltanto questa seconda ipotesi.

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Le altre erano cadute il 24 marzo, quando il gip Matteo Carlisi aveva accolto la richiesta di archiviazione avanzata dal pm sia in relazione al reato di sequestro di persona, sia, per la sola Lo Vasco, alla rapina del 3 giugno. Era stato proprio Vizzini a raccontare di avere provveduto a fare allontanare la donna da Udine mentre il colpo veniva organizzato. Quanto all'archiviazione del pompiere per l'ipotesi del sequestro, il giudice ha motivato la decisione ritenendola assorbita nell’aggravante della rapina.

Rapina alla quale Vizzini partecipò con il fratello Fabrizio e con gli altri sei indagati in funzione di “palo”, comunicando con loro al telefono dall'esterno della banca, agevolandone la fuga, distruggendo tute da lavoro e scarpe usate dai complici e partecipando alla spartizione del bottino. Oltre che, ancor prima, fornendo loro la base logistica dell'appartamento di via Susans 35, a Udine, e pianificando il colpo. Le indagini e il blitz che avevano sgominato la banda erano state condotte dal pool “interforce” formato da agenti della Squadra mobile della Questura e carabinieri del Nucleo investigativo di Udine.

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