Rapina con spari in villa a Opicina Banda a processo

Silvano Trieste 2019-01-12 Le ville ad Opicina teatro del furto e dell'aggressione nella notte del 11 gennaio, posti di blocco stradali
Silvano Trieste 2019-01-12 Le ville ad Opicina teatro del furto e dell'aggressione nella notte del 11 gennaio, posti di blocco stradali



Giudizio immediato per i tre albanesi considerati gli autori del furto dello scorso gennaio in una villa di Opicina, finito in sparatoria. La richiesta è del pm Antonio Miggiani, il magistrato titolare del fascicolo.

Gli indagati, a cui gli investigatori della Squadra mobile erano riusciti a risalire dopo tre mesi di indagini serrate, sono il ventottenne Klajdi Hallulli, il ventiseienne Kristo Shyti e il trentunenne Mariglen Myrto. I tre risultano residenti ad Altamura in provincia di Bari.

Hallulli e Shyti, ritenuti gli autori del blitz nella villa, erano stati arrestati e poi portati in carcere. Myrto, l’uomo che avrebbe accompagnato i complici in auto, era finito invece ai domiciliari.

Il colpo era stato messo a segno la sera dell’11 gennaio: i ladri avevano fatto irruzione nella casa di Opicina alle sette e mezzo. Un’abitazione che si trova in una zona isolata, nei pressi della strada che porta a Banne, a circa 250 metri dal Quadrivio. Era stato il sessantanovenne Gianfranco Bernardi, che risiede nella villetta accanto, ad accorgersi della presenza dei malviventi; d’altronde quella è la casa del figlio. La villa quella sera era vuota. Era scattato l’allarme.

Bernardi aveva quindi deciso di uscire in giardino a controllare, armato di una pistola. Ma uno dei due malviventi si era accorto della sua presenza e lo aveva assalito.

Bernardi, ormai a terra, tentava di pararsi con il braccio. E quando aveva visto che uno dei rapinatori stava per sferrargli una pugnalata con il cacciavite, il triestino aveva premuto il grilletto. Uno sparo intimidatorio: la pallottola, in effetti, si era conficcata in un punto in basso del muro di fronte. Ma Bernardi era stato assalito anche da un complice e uno dei due malviventi era riuscito a strappargli la pistola di mano, fortunatamente inceppata.

Nella fuga i criminali avevano perso un attrezzo utilizzato per entrare nella villa: un piede di porco. Con quell’unica traccia disponibile, la Mobile aveva rintracciato il posto esatto in cui l’arnese era stato venduto: un negozio di via Flavia.

Non solo. Le immagini delle telecamere installate sui bus che transitano abitualmente in quella zona, avevano immortalato sia la macchina dei ricercati che la targa. È così che la Polizia è riuscita ad arrestare i ladri. Nelle perquisizioni all’interno delle loro abitazioni sono poi spuntati i bottini frutto delle rapine. Si presume anche di altri colpi.

Indagato per favoreggiamento un altro albanese che vive a Trieste: il ventisettenne Gentian Hasalliu. È considerato il “basista” della banda, perché ospitava i connazionali quando si spostavano dalla Puglia al Carso per i loro furti. —



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