Raid sull’auto del prete che ospita i profughi

Rotto un fanale della macchina del parroco di Aquilinia. «Vigliacchi, io vado avanti». Finora c’erano state solo proteste civili
Don Iannaccone, a sinistra, in una foto del 2011 con il vescovo Crepaldi
Don Iannaccone, a sinistra, in una foto del 2011 con il vescovo Crepaldi

MUGGIA «Ritengo una azione barbara, vigliacca e testimone di profonda immaturità umana quella di chi ha ben pensato, probabilmente mentre celebravo Messa, di manifestare il suo dissenso verso l’avviata iniziativa emergenziale di accoglienza di profughi rompendo il fanale posteriore della mia vettura. Sono segnali intimidatori che fanno scaturire dal mio cuore una preghiera perché si abbassino i toni e ci si riappropri di un guizzo di civiltà». Don Paolo Iannaccone, il nuovo parroco di San Benedetto Abate, ad Aquilinia, ha denunciato sul web nel tardo pomeriggio di ieri un atto vandalico occorso alla sua automobile. Un gesto che secondo l’ex parroco della chiesa di via Manzoni a Trieste ha una chiara matrice: il dissenso per l’apertura dell’ex asilo delle suore canossiane di Aquilinia ai profughi.

Qui il suo post su Facebook:

 

 

Tanti i messaggi di solidarietà giunti al parroco. «C’è tanta delusione, onestamente non mi era mai capitato prima un fatto del genere, però non mi fermo: si va avanti», ha commentato in serata don Paolo, che ha annunciato di non aver sporto denuncia. L’atto vandalico ai danni di don Iannaccone fa seguito ad un dissenso portato avanti in maniera forte ma con forma civica da parte di alcuni cittadini. Pochi giorni fa un gruppo di residenti aveva dato vita ad una petizione per dire “no” ai profughi ad Aquilinia. Il documento era stato presentato alla scuola elementare Loreti da Barbara Arzon, mamma di uno dei circa 80 alunni che frequentano l'istituto scolastico.

 

Don Paolo Iannaccone
Don Paolo Iannaccone

 

La petizione, che verrà indirizzata al prefetto Porzio, al sindaco di Muggia Laura Marzi, alla Diocesi di Trieste e al Consiglio comunale di Muggia, critica la scelta di utilizzare l’ex asilo delle canossiane, collocato «in un centro con forte densità abitativa, immediatamente vicino alla scuola Loreti, alle strutture sportive e alla chiesa, strutture frequentate da bambini dai sei anni in su». Sebbene sia riconosciuto che la struttura in questione risulti di proprietà privata, nello specifico della Diocesi di Trieste, per i firmatari la struttura è inserita in un ambito di «forte interesse pubblico e quindi di particolare impatto sull’abitato: non a caso la destinazione d’uso di questa struttura è sempre stata di asilo per l’infanzia e di dimora per le suore, trovandosi al suo interno anche una piccola cappella».

 

I parroci aprono ai richiedenti asilo le porte di canoniche e patronati
Foto BRUNI 09.11.15 Silos-accampamenti immigrati clandestini

 

Nella petizione si legge che i «bambini e minori sono i soggetti meno indicati da esporre a situazioni di turbativa della loro tranquillità, anche se solo potenziali. Nella zona risiedono inoltre molte famiglie di anziani verso i quali la preoccupazione sarebbe la stessa».

I firmatari chiedono dunque «alle amministrazioni locali, alle istituzioni, alla Diocesi e al prefetto di Trieste di rivedere questa scelta e di trovar luoghi più idonei dove ospitare tali soggetti lontani da centri abitati e da luoghi frequentati da bambini e minori». Pronta la replica del sindaco muggesano Laura Marzi: «Il Comune è stato informato dal prefetto su una decisione già presa su una struttura privata. Io a mia volta ho informato immediatamente i cittadini, come da accordi, attraverso il web. Fermo restando che questa amministrazione comunale è favorevole al concetto di accoglienza diffusa, ribadiamo che quella di Aquilinia sarà una accoglienza temporanea e prettamente notturna, quindi, pressoché a impatto zero sui residenti». Su quanto accaduto a don Iannaccone, Marzi ha espresso la sua solidarietà al prete: «Arrivare a questo genere di intimidazioni significa aver toccato il livello più basso nemmeno concepibile. Sono vicina a don Paolo».

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