Raid punitivo a Trieste, coppia pestata: famiglia in cella

Regolamento di conti nelle “case dei Puffi” dopo il litigio in un locale di via Grego. Trenta giorni di prognosi per i due picchiati
Lasorte Trieste 19/11/20 - Via Grego 36
Lasorte Trieste 19/11/20 - Via Grego 36

TRIESTE Un litigio in un locale per un cane un po’ irruento (abbaiava troppo?), il raid punitivo che finisce a sangue e ossa rotte, la rapina e la droga.

Borgo San Sergio, “case dei Puffi”. Era da tempo che la zona, in passato nota per i fatti di microcriminalità e disagio sociale, non svelava il suo volto peggiore. Che tra quegli alloggi popolari di via Grego e dintorni, evidentemente, c’è ancora. E torna.

Lo dimostra l’indagine del pm Federico Frezza, che in questi giorni ha fatto arrestare dalla Squadra mobile e dagli agenti del Commissariato di San Sabba un’intera famiglia residente nelle case dei Puffi responsabile di un pestaggio degno di una puntata di Gomorra.

In carcere sono finiti marito, moglie e figlia: il quarantottenne Marcello Hudorevich, la quarantasettenne Marina e la ventinovenne Tamara. Si sono presentati nell’abitazione di un’altra famiglia con cui avevano bisticciato la sera prima in un bar.

Al raid c’era anche l’altro figlio degli Hudorevich, il ventisettenne Diego, indagato in stato di libertà.

L’alterco, che risale alle settimane scorse, è scaturito in un bar di via Grego, quindi a Borgo San Sergio: una coppia di clienti che se la prende con un’altra coppia perché «disturbata» dal loro cane. Non è chiaro se sono gli Hudorevich ad alzare i toni o viceversa. Poco importa. La discussione degenera: volano parole pesanti, parte qualche spinta. E vola pure un boccale di birra che finisce contro l’auto di una delle due coppie. A quel punto interviene la volante della Polizia che riporta la calma e identifica i protagonisti. La faccenda sembra chiusa. Invece no.

La mattina dopo l’intera famiglia Hudorevich ha sete di vendetta. Papà Marcello, mamma Marina e i figli Tamara e Diego si fiondano a casa della coppia con cui avevano litigato la sera prima.

Toc toc: la residente apre e viene assalita da Marina e da Tamara con calci e pugni. Il compagno interviene in difesa, ma anche lui viene pestato violentemente da Marcello e da Diego. È un massacro.

Sfogata la rabbia, i quattro si allontanano dall’abitazione e ai due malcapitati non resta che chiamare la Polizia e il 112. Il referto è chiaro: 30 giorni di prognosi per le lesioni e le fratture riportate.

Ma al rientro a casa la coppia scopre anche di essere stata rapinata: da un cassetto sono spariti contanti e un bracciale. Sulla scena del crimine la Polizia trova conferma di quanto riferito dalle vittime: tracce di sangue e ambienti a soqquadro.

Il pm Frezza, letto il verbale degli agenti, non ha dubbi sulla pericolosità degli Hudorevich, peraltro già gravati da precedenti: hanno agito con spietata violenza. Il magistrato decide quindi di arrestarli e di mandarli in carcere (tranne il figlio, che non ha precedenti: ma è comunque indagato). Marcello e Marina vengono presi dagli agenti della Mobile e del Commissariato di San Sabba nel loro alloggio di via Grego 36. Mentre Tamara in un appartamento di via Negri 11.

Ed è qui che la vicenda prende un’altra piega: quella della droga. In quella casa c’è pure un coetaneo della figlia, tale Daniel Caris, personaggio già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti. Durante le perquisizioni l’uomo lancia dalla finestra due involucri con 25 grammi di cocaina e un bilancino. I poliziotti lo arrestano. Finirà ai domiciliari.

Gli indagati sono stati interrogati dal gip Luigi Dainotti, il giudice che ha emesso l’ordinanza cautelare: dovranno rispondere di violazione di domicilio, lesioni gravi e rapina. Caris di detenzione di cocaina a fini di spaccio.

«La vicenda dimostra l’attenzione che la Procura esercita anche su fatti di microcriminalità», osserva il procuratore Antonio De Nicolo. «Casi del genere sono gravi e vanno fronteggiati con decisione, analogamente alle più grosse inchieste di criminalità di cui ci occupiamo. L’attenzione è massima». —


 

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