Ragusa dopo il boom adesso si riscopre una città fantasma

Quest’anno arrivati solamente 371 mila ospiti stranieri pari a meno 80% rispetto al 2019. Avanza il disagio sociale

RAGUSA Uno choc consumatosi in pochi mesi, con la plurisecolare città dalmata passata dall'overtourism, il sovraffollamento turistico, ad una situazione che ha fatto riandare con la memoria alla situazione di quasi trent'anni fa. I tempi, per capirci, quando l'antica Ragusa (Dubrovnik) era in prima linea nei combattimenti tra i croati e gli indipendentisti serbi, spalleggiati dai montenegrini e dall'allora Armata popolare jugoslava. All'epoca a Ragusa non c'erano turisti, oppure erano rari come le mosche bianche, un po' come succede a 25 e più anni di distanza.



Agli inizi degli anni '90 del secolo scorso, tra le pittoresche calli e le piazzette della città di San Biagio si sentivano sibilare i proiettili sparati dalle forze serbo-montenegrine, oppure l'aria (e non solo essa) veniva squarciata dalle esplosioni di granate scagliate contro una città inserita nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco. Ora il nemico è invisibile e prende il nome di Sars-Cov-2, un avversario formidabile, che ha svuotato la regina del turismo croato, facendola tornare a come appariva sia tre decenni fa, sia 70, 80 e più anni orsono.

Del fenomeno si è anche occupata di recente la Cnn, con un servizio che ha evidenziato una constatazione di fondo: «Dopo un lungo periodo di vacche (anche troppo) grasse, ora i ragusei temono per il proprio futuro». A fare da portavoce alle preoccupazioni dei concittadini è il sindaco Mato Frankovic (Hdz,centrodestra): «I boom turistici degli anni passati ci avevano consegnato una città quasi invivibile – ha detto Frankovic alla Cnn – la mia amministrazione ha deciso di muoversi, limitando a due gli attracchi quotidiani di navi da crociera e inoltre abbiamo ordinato la chiusura dell’80 per cento di negozi di souvenir e l’apertura di nuovi ristoranti con posti all’aperto. Nel primo scorcio del 2020 eravamo in attesa di sapere i risultati di queste mosse e invece l’emergenza pandemica ci ha spiazzati, rovinando i piani dell’amministrazione comunale e degli operatori turistici».

Oltre alle navi bianche, il settore ricettivo raguseo dipende assai dall’avioturismo e con la chiusura del terminal di Cilipi, le speranze degli addetti ai lavori sono andati a farsi benedire. Nei primi nove mesi dell’anno, Ragusa e la sua regione hanno ospitato 371 mila vacanzieri d’oltreconfine, per un calo su base annua di ben l’80 per cento. —

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