Ragazzini adescati, la rete dei maniaci
Non una persona sola. Ma una rete di maniaci che utilizza a turno per i propri giochi erotici i ragazzini caduti nel giro, ricompensandoli con qualche banconota. Sta emergendo l’ipotesi di una ragnatela di contatti in città collegata ad Arrigo Ravenna, l’insospettabile impiegato dell’Unicredit (in passato anche componente dell’associazione scoutistica Gei Fvg). Ravenna è stato arrestato l’altra mattina per induzione alla prostituzione minorile sulla base delle indagini della Mobile - coordinate dal pm Massimo De Bortoli - scattate dopo la denuncia dei genitori di due fratelli stranieri di 15 e 17 anni. Nel telefonino di uno dei due la mamma aveva trovato foto e video assolutamente espliciti. Ma gli investigatori hanno elementi validi per ritenere che quei ragazzi non siano stati gli unici a salire più volte nell’appartamento di viale XX Settembre, quello in cui risiede Ravenna, per consumare incontri sadomaso. L’uomo aveva avvicinato i due minorenni al Giardino pubblico di via Giulia lo scorso 17 febbraio, ma l’ultimo incontro documentato dagli inquirenti porta la data del 10 giugno scorso. E ne è protagonista un altro ragazzino. Un minore che nel pomeriggio di quello stesso giorno sarebbe dovuto andare a casa di Ravenna, già da tempo monitorato dalla polizia. Solo per un caso fortuito l’incontro era saltato. Ma i messaggini sms sono rimasti nelle memorie del cellulare dell’impiegato e costituiscono elementi fondamentali dell’impianto accusatorio.
Proprio in scia a quel mancato incontro gli investigatori hanno ipotizzato che Ravenna potesse essere stato affiancato da altre persone nel reclutamento dei ragazzini. In proposito, ecco un’altra data: il 18 aprile scorso. Quel giorno, come ha rilevato il giudice Laura Barresi nell’ordinanza di custodia cautelare, c’era stato «uno scambio di sms tra Ravenna e un soggetto (poi identificato) che gli propose di portargli all’appuntamento un “ragazzo bellissimo”». Il contenuto delle intercettazioni effettuate conferma poi che l’impiegato era in contatto non soltanto con minorenni che poi si portava a casa, ma anche con uno straniero maggiorenne che almeno in una occasione accertata gli aveva promesso appunto un ragazzino.
Intanto ieri mattina, in anticipo sui termini, Ravenna è stato interrogato dal giudice Barresi. Con lui gli avvocati Gabriella Frezza e Marco Marocco che lo assistono di fiducia e che al termine hanno chiesto la concessione dei domiciliari. L’impiegato ha ammesso tutto fornendo una propria spiegazione, ma si è giustificato. «È vero, ho avuto incontri sessuali, non ne faccio mistero», ha detto Arrigo Ravenna al giudice: «Ma sono stati loro (i ragazzini, ndr) a contattarmi tramite comuni conoscenze. Ero convinto fossero maggiorenni. Non mi ero posto il dubbio che i ragazzi fossero minorenni. Non c’è stata alcuna contrattazione, né ho offerto denaro. Sì, alla fine ho dato dei soldi (30 euro a testa, ndr) ma anche se non glieli avessi dati sarebbe stato lo stesso».
Riferendosi all’incontro avuto coi genitori che una volta saputo dell’accaduto lo avevano raggiunto al Giardino di via Giulia - seguendo i figli - per chiederne spiegazione, ha risposto: «Ho pensato volessero estorcermi denaro. Per questo ho risposto ai genitori che non avrebbero potuto fare niente».
Ha scritto nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice Barresi: «Ravenna ha affermato, con arroganza, la sua pervicace convinzione di poter continuare ad approfittare dei giovani ragazzi rimanendo impunito. Ha dimostrato di voler superare ogni ostacolo per la soddisfazione dei suoi impulsi. Peraltro è una persona solita ad accompagnarsi con ragazzi, tutti stranieri, con un vissuto spesso difficile».
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